Molti dicono che scrivere sia terapeutico, e un po è vero. Tiri fuori una parte di quello che hai dentro, e molto spesso si tratta di una parte poco accessibile. Per questo stasera, quando ho poggiato le mani sulla tastiera, ho avuto quasi paura. Paura che la tempesta che ho dentro potesse riversarsi in questa stanza ed inghiottire tutto.
Perché il problema è proprio questo, ho cercato talmente tanto di tenere dentro questa tempesta, che adesso c’è il rischio che mi travolga.
Ci diciamo sempre, e ascoltiamo gli altri dirci, che “il tempo aiuta”. L’ho detto anch’io tante volte nelle ultime settimane. L’ho detto alla mia famiglia e l’ho ripetuto a me stessa quando il dolore era troppo forte. Ma per la prima volta mi accorgo che il tempo non serve molto. Il tempo ti aiuta a riporre i ricordi nei cassetti giusti e a riaprirli con meno sofferenza, anche se con dolore. Ma il tempo non può molto sui “ricordi immaginati”. Non sono momenti vissuti, sono momenti che ho visualizzato nella mia mente, che ho desiderato con tutto il mio cuore e che non vedevo l’ora di vivere. Non li ho avuti, ma non riesco a dimenticarli. Strano vero?
Eppure vado a dormire tutte le sere nello stesso letto in cui ho immaginato di raccontare storie fantastiche a due bambini meravigliosi, ed era un’immagine così nitida che diventa difficile accettare che non succederà mai. Allora mi trasformo un po in Sheldon di The Big Bang Theory, ed ipotizzo universi paralleli in cui, invece, tutte quelle cose che il mio cuore desidera, accadano davvero. Di certo, in tutti gli universi paralleli possibile, c’è amore!
E se proprio non funziona mi crogiolo nell’unico pensiero possibile: “Prima o poi ci rincontriamo tutti”. Deve essere per forza così.
Aspettatemi piccolini, prima o poi le storie fantastiche, gli abbracci, le canzoncine, il solletico, e tutto il resto arriveranno. Noi ci siamo già visti, ci siamo già amati nei miei sogni, e continueremo a farlo SEMPRE!