Ieri notte, per la prima volta, i tappi per le orecchie non sono bastati. La camera dell’albergue municipale dove abbiamo dormito, infatti, aveva più di 20 letti a castello. È normale, quindi, che su più di 40 persone ci fosse un russatore seriale!
Roncaderos a parte, ci siamo svegliati comunque prima della sveglia. Così alle 6:45 eravamo già in cammino. Giusto il tempo per godersi le luci dell’alba e farsi assalire da quella sensazione che ti fa pensare “sono la persona più fortunata del mondo”!
Ci mettiamo in cammino, e come sempre decidiamo di fare colazione nel primo bar che troviamo per strada. Ci fermiamo così a Hospital de la Condesa, dopo circa 5 km. Qui incontriamo Kim, uno dei ragazzi coreani che ha cenato con noi a Ponferrada. In italiano sa dire soltanto una parola, così ogni volta che mi incontra mi dice sempre e solo “bella”. E vi dirò che va benissimo così 🙂
Bruno invece è Bruno Mars per la stragrande maggioranza degli orientali incontrati!
Facciamo un pezzettino di strada anche con Kim, ma in realtà oggi è abbastanza solitaria come tappa. Il paesaggio è stupendo: colline verdi a perdita d’occhio, alcune così circondate dalle nuvole da farle sembrare isole in mezzo al mare. Eppure è dura, perché tutta l’ultima parte è in discesa, e dopo un po’ le dita dei piedi iniziano a bruciare. Anche la caviglia di Bruno non sta messa bene. Come dice lui sembra un capocollo!
Nonostante questo, arriviamo a Tricastela alle 13, e siamo indecisi se continuare o meno fino a Samos. Al primo bar della città incontriamo Vittorio che sta proprio andando a Samos. Ma alla fine decidiamo di restare senza forzare ulteriormente i piedi.
Così prima di recarci nell’albergue che abbiamo scelto, passiamo in farmacia. Ormai sta diventando una tappa piuttosto fissa 🙂
Poi andiamo in albergue e ci sistemiamo. Portiamo i vestiti a lavare e poi usciamo per mangiare qualcosa. Mentre siamo ancora seduti al bar vediamo arrivare Domenico e Paolo. Ritorniamo con loro in hotel e ci riposiamo un pochino mentre loro si sistemano.
Alle 17 decidiamo di andare a fare la spesa. Abbiamo promesso a Nicola e anche ad Abram che cucineremo per mangiare tutti insieme. Prima di andare a fare la spesa incontriamo Attila. Ci salutiamo e poi rientra in camera e ci porta due toppe sul cammino di Santiago con la bandiera dell’Ungheria. Poi ci facciamo un selfie da inviare a Vittorio, con la speranza domani di essere insieme. Subito dopo andiamo alla tienda a comprare l’occorrente per la cena, e decidiamo di fare delle bruschette e della pasta con il sugo, le olive e il tonno. Il vino lo compra Abram (la traduzione inglese del suo nome coreano).
Alle 19 iniziamo a cucinare. Nel mentre troviamo altri due commensali, uno spagnolo che sta facendo il cammino in bicicletta ed un ragazzo coreano (che mi confessa di avere una cotta per una ragazza giapponese che sta ancora cenando in sala). Vorrei dirgli che lavargli i piatti ed essere così servizievole non va bene, ma non siamo ancora così in confidenza.
Finiamo di cucinare e ci mettiamo tutti a tavola: 2 coreani, uno spagnolo, 4 italiani ed un australiano. Uno spettacolo!!
Da italiani, ovviamente, abbiamo cucinato per un esercito, così finisce che vado in giro per l’albergue ad offrire pasta a chiunque, ma l’unica che mi dice di si è la receptionist.
Fra brindisi e risate finiamo di mangiare e arriva il primo saluto vero da fare. Nicola, infatti, da domani farà tappe e soste diverse da noi, per cui ci tocca salutarlo. Ci scambiamo il numero e ci abbracciamo forte, come due amici di vecchia data. Perché, il cammino fa questo, rafforza ogni cosa! E mi viene un nodo alla gola pazzesco.
Ma poi ci penso bene e torna la gratitudine. Si, perché io mi sento davvero grata di aver conosciuto una persona speciale come lui. Stasera ad esempio ha fatto un gesto bellissimo. Aveva comprato 3 collane in legno sul cammino (una per lui e 2 per i suoi figli), comprate da un’artigiana prima di Leon. Domenico ieri sera non aveva fatto altro che dirgli che era bella. Lui per scherzo gli aveva proposto di vendergliela a 50€. Oggi, invece, ad un certo punto, dice a Domenico “Ho una cosa per te”, e dal marsupio tira fuori la collana e gliela regala. Ecco, io l’ho trovato un gesto bellissimo!!
In pratica più si avvicina Santiago più ti assale la malinconia. Attenzione, ho detto malinconia non tristezza. La malinconia è la felicità di essere tristi. Siamo tristi perché qualcosa di bello finisce, e siamo felici per questa tristezza, per aver vissuto quel qualcosa. Nicola è quel qualcosa!
Poi vabbè… Lo sapete tutti che sono quella del “non perdiamoci di vista”, per cui sono certa che lo rivedremo.
Dopo aver salutato Nicola prendo qualche lezione sul gioco degli scacchi da Paolo, e poi mi metto ad ascoltare Abram che mi racconta la storia della Korea mentre io lo seguo affascinata. Ammetto di essere ignorante in materia, per cui approfitto di lui per farmi una cultura sul tema.
Si fanno le 22 e tutti ci avviamo a letto. Domani tappa impegnativa per chi, come me, deciderà di fare la deviazione per Samos, allungando di 6 km. Dicono che il monastero di Samos sia bellissimo, ma la verità è che forse sto allungando tutto perché vorrei non finisse mai!