Ormai manca davvero pochissimo! meno di 3 settimane, che probabilmente passerò a fare liste di cose da portare, a leggere i commenti di altri pellegrini, a studiare il precorso da fare,  a pesare lo zaino, insomma… a farmi venire ancora più voglia di partire.

Il problema da gestire al momento è il peso dello zaino. Ho sentito storie di gente che ha buttato lungo la strada tutto ciò che è apparso superfluo. Un’amica mi ha anche raccontato di aver visto una ragazza sbarazzarsi, addirittura, delle pinzette per le sopracciglia!! Ora, va bene tutto, ma io piuttosto che la pinzetta butto calzini e mutande.

Che poi mi sembra tutto leggero: “la cuffia per i capelli la porto, tanto è leggera!”; “una maglietta di cotone la porto, tanto è leggera!; “un paio di calzini in più lo porto, tanto sono leggeri”. Insomma, urge pesare lo zaino e accertarsi di non aver esagerato come sempre! Eh pensare che io volevo addirittura portarmi la reflex…

La verità è che continuo a pensare a tutte queste “cose da fare” perché non vedo l’ora di partire. Mi sento come da bambina aspettavo il Natale o il mio compleanno. Ho voglia di ritrovarmi lungo la strada. Di perdere il contatto con i piccoli problemi quotidiani, con quella sensazione di insofferenza che dopo un po mi assale sempre.

Ultimamente, a tal proposito, su consiglio di un’amica, ho letto un bel libro di Chiara Gamberale, “Qualcosa”, che mi ha fatto molto riflettere. Negli ultimi anni ho un po “lottato” per sconfiggere questo “vuoto”, questa inquietudine che ho da sempre. Ma la verità forse, è che bisogna accettarla e volerle bene, perché è proprio questa sensazione che mi spinge a non fermarmi e a cercare sempre “qualcosa”.

Cosa cerco a Santiago? Cerco quella sensazione meravigliosa, a cui non so dare un nome, che si prova quando ti senti parte di questo mondo e senti la vita che ti scorre addosso. Io la provo ai concerti, mentre tutti cantano una canzone, o quando viaggio e mi perdo nei sorrisi di persone mai viste prima, ma che condividono con me molte più cose di tanta altra gente con cui ho a che fare tutti giorni; la provo quando vedo gli “amici”, quelli che puoi vederli anche una volta l’anno, ma al primo abbraccio ti accorgi che non è cambiato niente.

E poi cerco Enza, quella non “contaminata” da aspettative e doveri di tutti i giorni; quella che si vuole bene per com’è, inquietudine compresa.

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