In questi giorni ho pensato spesso che mi sarebbe piaciuto tornare a scrivere dei miei viaggi, delle mie avventure e del mio sentire. Poi stasera mentre tornavo a casa ho pensato a quanto avrei voluto raccontare la giornata di oggi a mio padre. Gli avrei raccontato sicuramente del percorso di oggi, nella zona nord del Parco dell’Aspromonte. Un percorso per nulla impegnativo, ma fatto di tante piccole chicche
Come la pietra di San Trabus, una pietra che si trova lungo un sentiero, e che potrebbe quasi passare inosservata. In realtà è caratterizzata dall’incisione nella parte superiore di una croce che ci dice come questo potesse essere in passato un luogo di culto.

Gli avrei poi sicuramente raccontato degli “esercizi” di felicità fatti oggi insieme a Michelangelo, e gli avrei confessato di non averli fatti tutti, perché io le cose le vivo così profondamente da non riuscire a condividerle sul momento. Io me le porto tutte a casa, e poi le metto nei “cassetti” per me giusti. Ma ci ho provato a condividere, a modo mio, ma ci ho provato.

Gli avrei raccontato del bicchiere di birra e della crespella al pesce stocco, che dei simpatici signori ci hanno offerto lungo la strada. Delle imitazioni di Pino, della corsa delle mucche, dei Tassi velenosi (tranquilli, parliamo di alberi), della pizza di Andrea, del tango improvvisato in una fontana, e dei bigliettini di ringraziamento che abbiamo scritto e ricevuto al laghetto dello Zomaro.

Sarei tornata a casa con il sorriso, mi sarei seduta in veranda con lui e gli avrei raccontato di questi due giorni. Della leggenda di Pietrasalva, di una Polsi deserta e del fresco di Gambarie. E fra una lamentela e l’altra per le zanzare, gli avrei detto di essere felice, e di avere in tasca il bigliettino più bello di tutti.

E invece lo sto scrivendo qui, ed è come se un po’ lo avessi raccontato anche a lui. Allora mi dico che forse tornare a scrivere non è poi una cattiva idea.

Non posso essere felice come lo sarei con lui, ma posso provarci. Posso guardare nella mia tasca, trovare il mio bigliettino e sentirmi meno sbagliata, di come la tristezza stasera vorrebbe farmi credermi. Perché alla fine, in giornate come questa, sono solo una bambina felice a cui manca il proprio papà.