Anche questa mattina non riesco a svegliarmi presto come vorrei, ma ormai ho capito che questo cammino è così, è fatto di tranquillità e calma. Quindi con molta calma mi sveglio e, tra percorrere l’ultimo tratto a piedi e fare colazione con Totò, scelgo quest’ultima. Già mi prenderà male salutarlo, almeno così è tutto più soft. Arriviamo così al bar segnalatomi ieri da Anna e suo marito e becchiamo proprio lui con quello che doveva essere il nostro cicerone del giorno prima. Il marito di Anna è contento di vederci ed è così gentile che ci offre perfino la colazione. Io, davanti allo stupore generale, prendo il mio solito cornetto al pistacchio per poi scoprire che “non puoi assolutamente non assaggiare” lo sfoglio polizzano, o “sfuagghiu” in dialetto. Così mi ritrovo con un sacchetto in mano, contenente il tipico dolce del luogo.
Finita la colazione provo a mettermi in cammino, ma il nostro cicerone mi dice “devi assolutamente vedere la Madonna di Dolce & Gabbana”. Così, con una chiave enorme apre la porta della Chiesa di Santa Maria della Grazia e ci mostra la Madonna Addolorata, vestita da Domenico Dolce, originario di Polizzi. Effettivamente la Madonna è bellissima, o meglio, l’abito è bellissimo. Mentre lo guardo inizio a chiedermi quanto saranno costati tutti quegli Swarovsky, ma penso sia meglio non sapere. Usciti dalla chiesa il nostro cicerone, che ormai ci adora, ci regala qualche “gadget” su San Gandolfo e anche un pezzettino del cotone dove erano contenute le sue reliquie. Con in mano questo tesoro saluto tutti, e mi faccio accompagnare da Totò nel punto in cui mi riunisco alla traccia del cammino. Abbraccio Totò, ma non forte come vorrei, per colpa dello zaino che ho già indossato. Ci ripromettiamo di rivederci, e so che sarà così. Certe cose ormai le sento a pelle.
Inizio a camminare con un misto di tristezza e serenità che un po mi confondono. Per fortuna il paesaggio mi distrae. Anche oggi attraverso campi di grano, mandrie di mucche, fino ad arrivare alla zona boschiva di Piana delle Felci. Camminare in mezzo agli alberi è meraviglioso, sono così emozionata che quasi non mi sembra vero. Nei giorni precedenti mi è successo davvero raramente. E’ così piacevole che quasi non mi accorgo del tempo che passa, e in men che non si dica mi ritrovo all’inizio di una discesa con di fronte Petralia Sottana. Come ogni santissimo giorno, mi tocca quindi scendere giù giù per poi risalire fino in paese. Mi do mentalmente la carica e parto.
Alla fine arrivo a Petralia Sottana, un posto incantevole. Mentre salgo tra i vicoletti in cerca della piazza principale, inizio a sperare che Petralia Soprana sia altrettanto bella, altrimenti ho proprio toppato.
In piazza faccio una sosta strategica per recuperare le forze, mangiando una granita all’anguria con vista vallata. Eh niente, sono quei momenti in cui la gratitudine verso la vita mi pervade in maniera prepotente. Finita la mia granita mi rimetto in cammino. Mi prendo però tutto il tempo per fare delle foto e per gustarmi l’atmosfera festiva che si respira, finché non mi tocca uscire dal paese, e percorrere i pochi chilometri di sterrato che mi separano da Petralia Soprana. Arrivo un po timorosa, la zona iniziale sembra deserta e poco abitata, ma arrivata nel centro storico tiro un bel respiro di sollievo. E’ bellissimo! D’altronde se è il “Borgo dei borghi 2018″, ci sarà un motivo!
Io alloggio alle Scalette di Petra, un B&B centralissimo e molto bello. Il pezzo forte però è la gentilezza di Santo, il proprietario. Per me la differenza la farà sempre l’accoglienza, il resto sono dettagli. Santo mi da una mappa di Petralia e qualche indicazione su dove pranzare e cenare. Rimasta da sola mi lavo e lavo i miei vestiti. Anche qui non trovo lo stendino e mi ingegno come posso per farli asciugare. Poi esco in versione turista in attesa di Fabio, con il quale ci siamo accordati per cenare insieme. Faccio un giretto, ma la stragrande maggioranza del tempo la passo sdraiata al Belvedere maggiore dove, tra le altre cose, è possibile ammirare l’Etna. Mi rilasso, mi godo il momento, e a tratti penso a tantissime cose.
Nel tardo pomeriggio arriva Fabio. Mi porta un ulteriore timbro di Montemaggiore e insieme a lui vado dai vigili urbani di Petralia Soprana a chiederne un altro. Mi porta anche delle mandorle e delle nocciole, che”i pellegrini ne hanno bisogno”, e mi porta soprattutto tanta allegria. Beviamo una birra e poi andiamo a cena, facendoci un sacco di risate. Alla fine mi tocca salutare anche lui, ed è sempre un po triste. Torno al B&B serena, felice per aver rivisto Fabio e per la giornata appena trascorsa. Domani arriverò a Gangi, il mio cammino in solitaria, per il momento si fermerà lì. Mi metto a dormire così, felice per quanto ho vissuto fino ad ora, malinconica per l’arrivo di domani. D’altronde i cammini sono così, pensi di partire per arrivare in un punto, quando in realtà è quello che sta in mezzo che rende tutto magico!