­Ultima notte del mio primo Cammino di Santiago! I pensieri sono tanti, le emozioni tantissime, soprattutto dopo una giornata così lunga e faticosa. Per la prima volta dal nostro arrivo non riesco a indossare le scarpe da trekking. Il solo pensiero mi fa venire i brividi. Ormai i piedi sono diventati troppo grandi e le scarpe troppo piccole. Decido così di partire con le Nike ai piedi ed è una sensazione meravigliosa. Bruno invece ha ancora dolore alla caviglia, e soprattutto nei primi 10 km teniamo un ritmo piuttosto lento, fatto di salite e discese abbastanza sfiancanti.

Arriviamo a Ribadisio molto provati, ma rimaniamo comunque incantati dal luogo. Cerco una persona del posto a cui dare i saluti di un altro pellegrino, passato da lì qualche giorno prima, ma non lo trovo. Alla fine mangiamo un gelato d ripartiamo.

Facciamo sosta in tutti i paesini che incontriamo, scoprendo così il formaggio di Arzua: spettacolare!

Proseguiamo in mezzo a boschi di eucalipto fino a Calzada, dove ci fermiamo per pranzo. La città successiva è Salseda. Mancano ancora 12 km e noi quasi non ne abbiamo più! Così ci fermiamo nel primo bar di Salseda che troviamo. Vado alla cassa ad apporre il timbro e mi si avvicina un signore. Mi augura Buon Camino e poi mi chiede da dove vengo. Gli dico dall’Italia, ma lui in spagnolo mi chiede da che città dell’Italia, e quando preciso Reggio Calabria, mi dice di esserci stato in pellegrinaggio. Io devo averlo guardato in un modo un po’ strano, perché senza dire nulla va via e lo vedo cercare dentro un porta documenti. Mi da due articoli della stampa italiana di qualche anno fa in cui si parla di lui. Scopriamo così che Josè è il pellegrino più famoso al mondo. In pratica nel 1999 la barca sulla quale lavorava affonda a causa di una tempesta. Muoiono tutti i membri dell’equipaggio a parte Josè, che riesce a salvarsi aggrappandosi ai corpi di due colleghi morti. Così in quegli attimi fa un voto: Se sopravviverò farò pellegrinaggio in tutti i posti più importanti per la religione cattolica. E così è! Oggi ad esempio lo incontriamo di ritorno da Santiago, diretto a Cracovia.

Mentre parliamo con Josè alcuni signori seduti lì al bar, mi dicono di saper parlare un po’ l’italiano, e di sapere anche qualche canzone. Li metto subito alla prova e parte “Lasciatemi cantare” di Toto Cutugno 🙂

Si è fatto tardi e abbiamo ancora 8 km da percorrere, in modo da arrivare a Santiago domani in 20 km. Iniziamo ad accelerare un po’, finché all’albergue di Santa Irene, incontrino Sun ed Ally, la coppia coreana con la quale abbiamo cenato a Foncebadon. Anche loro arriveranno a Santiago domani, così come Benjamin, che hanno incontrato qualche giorno fa!

Ci ripromettiamo di vederci il giorno dopo e proseguiamo. Finalmente arriviamo a O Pedrouzo. Più di 31 km, che oggi, in alcuni momenti, pensavamo di non riuscire a fare.

Mentre ci avviciniamo all’albergue arriva una volata di vento che mi fa entrare qualcosa nell’occhio. Iniziò a lacrimare per più di 2 ore, finché prima di cena non decido di andare in farmacia (pensavate che oggi l’avevamo saltata, ed invece no!).
Il farmacista mi da un collirio e mi dice di non toccare l’occhio, ma nonostante il collirio continua a darmi un fastidio costante, tanto da non riuscire a tenere l’occhio aperto. Per fortuna con noi, oltre Donatella, Robert e Vittorio, c’è anche Ornello, che mi fa fare una specie di pulizia fai da te dell’occhio (che non sto qui a spiegarvi) e che funziona subito 🙂

Passiamo la serata chiacchierando, e preparandoci mentalmente all’arrivo. Ognuno di noi ha percorso distanze diverse, eppure vedo la stessa emozione in tutti.

Ora sono le 5:25, ieri sera sono crollata mentre scrivevo. Inizia la mia camminata verso Santiago, verso l’inizio di tante altre cose. Perché oggi non finisce nulla, inizia tutto!!