Rieccomi qui! Lo so vi ho mollati sul più bello, ma ho vissuto così intensamente questi ultimi giorni, da non riuscire a dedicarmi alla scrittura. Provo quindi a sintetizzare e a trasmettervi le emozioni vissute nelle ultime ore.

Ci eravamo lasciati O Pedrouzo, in partenza per l’ultima tappa. La sera prima con Robert e Donatella decidiamo di partire più presto del solito, in quanto vorremmo arrivare in cattedrale per assistere alla messa del pellegrino fissata per le 12. Io addirittura propongo di partire alle 5; nei loro occhi il terrore. Alla fine decidiamo di incontrarci lungo la strada, per non prendere impegni circa l’orario di partenza.

Sarà per la paura di non svegliarsi, sarà per l’emozione ma dormo poco e male! Mi sveglio comunque alle 4:45 e alle 5:30 circa ci mettiamo in cammino. Seguiamo le frecce gialle che ci accompagnano da più di 10 giorni. Attraversiamo la cittadina di O Pedrouzo e ad un certo punto ci ritroviamo all’ingresso di un bosco con due possibili vie.

Non è chiara quale sia quella corretta, senza considerare che è buio e non si vede nulla. Accendiamo la torcia sul cellulare e proviamo a percorrere la via a destra. Facciamo un po’ di strada, ma ci rendiamo conto che non è quella giusta. Torniamo indietro e arrivati all’imbocco delle due strade incontriamo Robert. Stava tornando indietro perché, nonostante l’app sul cellulare gli indicasse che quella era la via corretta, non aveva la torcia e non riusciva ad andare avanti. Così, lui con la mappa e noi con la torcia, ci rimettiamo in marcia. Perché il cammino è così, quando hai una difficoltà ti aiuta mettendo sulla tua strada la persona giusta. Lo stesso è successo a Donatella. Io, infatti, ero un po’ in pensiero perché lei era da sola, e quel tratto di bosco davvero buio. Invece mentre stava lì a decidere cosa fare è arrivato un ragazzo coreano con cui ha proseguito fino al primo punto di ristoro dove ha ritrovato noi. Eh niente, in cammino non si cammina mai soli.

Iniziamo quindi la nostra discesa verso Santiago tutti insieme. Bruno soffre più di tutti, ma stringe i denti e piano piano continua a camminare. Lungo la strada incontriamo un sacco di gente. Tanti, infatti, sono partiti da Sarria per percorrere gli ultimi 100 km necessari per avere la Compostela.

A tratti chiacchieriamo, a tratti restiamo in silenzio persi nei nostri pensieri. Arriviamo a Monte do Gozo alle 9:30. Siamo a 5 km dalla cattedrale! Percorriamo una lunga ed impegnativa discesa ed entriamo finalmente dentro la città di Santiago! E tutte le fatiche e i dolori dei giorni passati spariscono quasi!

Dopo la foto di rito di fronte al cartello d’ingresso ci fermiamo in un bar e cerchiamo su internet un ostello lungo la strada dove lasciare gli zaini. In cattedrale, infatti, non li fanno entrare. E per quanto abbia voglia di correre in cattedrale decido che è molto più pratico così.

Troviamo un ostello a due passi dalla cattedrale e speriamo che ci sia posto per tutti e 4. Visto che Bruno ha ancora difficoltà a camminare decidiamo di dividerci: Robert e Donatella vanno avanti per cercare posto in ostello, io e Bruno arriviamo 10 minuti dopo.

In ostello c’è posto e tra l’altro è molto carino: una camera per noi 4 con terrazzino da cui si vedono le guglie della cattedrale. Sono le 11:40. Per cui abbiamo giusto il tempo di lasciare lo zaino e incamminarci. Quando passiamo sotto il portico alla destra della cattedrale c’è una ragazza che suona della musica celtica con una cornamusa, e sarà la musica e l’emozione ma mi sale un nodo alla gola pazzesco. Arriviamo in piazza, ci fermiamo e giriamo su noi stessi guardandoci intorno con meraviglia, come deve aver fatto Armstrong appena sbarcato sulla luna.

Intorno a noi c’è gente che si abbraccia. Io guardo tutto incantata. Poi all’improvviso dalla piazza sento qualcuno gridare il mio nome. Mi giro e vedo Allly, la mia Enza coreana, e il dolore ai piedi scompare. Mi metto a correre come una matta, percorro tutta la piazza e alla fine ci abbracciamo tutti come se avessimo appena vinto la lotteria! Ma la verità è che abbiamo raggiunto qualcosa di ancora più prezioso.

Ci scattiamo delle foto e poi corriamo in chiesa per la messa. La Cattedrale è bellissima. Incontriamo anche Attila e Vittorio, ci mettiamo in fondo e ci sediamo per terra, perché stare in piedi diventa faticoso. Con immensa gioia scopriamo che un gruppo di argentini ha pagato l’oblazione per il Botafumero, un rito particolare che si svolge dentro la cattedrale. In pratica un gruppo di uomini in veste rosso porpora, fanno dondolare per tutta una navata della Cattedrale, un pesante contenitore di argento che continente incenso. Assistiamo incantati e grati per aver potuto assistere anche a questo. Finita la messa ci mettiamo in coda per abbracciare Santiago (San Giacomo). Io lo abbraccio forte, e nel mio cuore lo ringrazio per tutto quel vortice di emozioni che mi ha regalato.

Potete essere credenti o meno, ma c’è qualcosa. Potete non chiamarlo Santiago ma esiste. Perché non può essere un caso. Tutte queste persone che seguono delle frecce gialle regalando sorrisi con il cuore in mano, pronte ad aiutarsi reciprocamente in cambio di niente di più che un grazie. Che mangiano e dormono insieme dividendo i propri spazi in totale armonia. Chiamatelo come vi pare ma un grazie, a qualsiasi cosa sia, va riconosciuto! Il mondo dovrebbe essere un eterno Cammino di Santiago.

Finita la messa andiamo a ritirare la Compostela. Facciamo circa mezz’ora di coda e alla fine l’ufficio del pellegrino attesta i miei 322 km. Il ragazzo che scrive la mia Compostela parla l’italiano così ci mettiamo a chiacchierare. Gli dico che il prossimo anno voglio partire da Saint Jean e mi dice “ti sei innamorata”. E ha ragione lui, mi sono totalmente innamorata di tutto e tutti. Qualcuno aveva predetto che sarei tornata innamorata, che magari avrei trovato l’amore. Avevate tutti ragione, anche se non è l’amore di un fidanzato come avrebbe sperato mia nonna 🙂

È più bello, è amore incondizionato nei confronti di questa vita meravigliosa che mi è stata messa in mano come un regalo! E che se ti butta giù lo fa solo per farti poi apprezzare tutto il resto.

E se pensate che sia diventata troppo profonda abituatevi, perché spero non mi passi mai. Spero di continuare a camminare ogni giorno con lo stesso spirito e sorriso!

Usciamo dall’ufficio del pellegrino con questi 4 cilindri, come fosse un diploma. E lo teniamo come fosse qualcosa di preziosissimo. Andiamo quindi a pranzo, ancora euforici. Non c’è davvero nulla che possa scalfire questo clima di gioia.

Finito il pranzo ci rendiamo conto di non esserci ancora docciati, così decidiamo di tornare in ostello per darci una sistemata. Prima però sentiamo Vittorio e raggiungiamo lui e Attila per un saluto e la classica birretta o cagna. Lungo la strada incontriamo varie persone incontrate in cammino. Con alcune di esse ci è stato solo un sorriso e un “Buon Camino”. Eppure lì a Santiago ci abbracciamo forte, pieni di gioia. C’è la ragazza brasiliana, c’è Jorge, i signori di Verona: sembra di essere a casa! Mi manca Benjamin ma so che lo rivedrò, non può essere altrimenti!

Alla fine rientriamo in ostello e subito dopo una doccia veloce riesco. Bruno e Robert si fermano lì, ma io e Donatella non ce la facciamo proprio, per cui decidiamo di fare un giro per la città approfittandone per comprare qualche ricordino.

Giriamo per le viuzze di Santiago senza pensieri, e alla fine torniamo in ostello per recuperare Bruno e Robert. Tutti insieme ci dirigiamo a cena. La scelta ricade su un posto che cucina paella. Non è il massimo, e il cameriere disonesto ci rifila una porzione di paella che non avevamo chiesto. Ma lasciamo correre lamentandoci tra noi. Finita la cena torniamo in hotel, con l’idea di svegliarci presto per andare a Finisterra, anche se le previsioni meteo ci lasciano dei dubbi.

Un po’ per Finisterra, un po’ per l’abitudine, alla fine ci svegliamo tutti e 4 alle 7. Decidiamo subito di non andare a Finisterra, visto che ci siamo svegliati con la pioggia e il cielo non promette nulla di buono. Così ci prepariamo e andiamo alla ricerca di un bar aperto, cosa non facile. Alla fine ne troviamo uno e ci catapultiamo a far colazione. Ne approfittiamo anche per organizzare la giornata. Passando abbiamo già visto un museo d’arte moderna che apre alle 11. Inoltre vorremmo tornare in cattedrale prima delle 10, per poterla vivere senza la ressa di turisti e pellegrini. Così facciamo colazione e ci dirigiamo verso la cattedrale. Per arrivarci prendiamo un’altra via che ci fa scoprire il mercato. Decidiamo subito che il nostro pranzo sarà al mercato.

Mentre torniamo verso la cattedrale mi ricordo di aver lasciato la macchina fotografica in camera. Per cui dico agli altri di andare avanti e torno a prenderla. Esco dall’ostello e mi trovo davanti Benjamin e suo padre, e sono così felice che mi viene da piangere di nuovo. Ci abbracciamo senza smettere di sorridere e ci diamo appuntamento alle 16 in piazza, per la famosa birra che ci eravamo promessi.

Passiamo la mattinata a darci una botta di cultura: Cattedrale, Fondazione Granell e Museo del pellegrino! Per pranzo torniamo al mercato, compriamo una forma di formaggio di Arzua, ce lo facciamo affettare e lo mangiamo insieme ad una porzione di pulpo nei banchetti del mercato, con tanto di coppa di vino. È un pranzo bellissimo, perché è l’atmosfera ad essere bella, e più di tutto la compagnia.

Dopo pranzo compriamo qualche regalino e poi torniamo in ostello, ma io proprio non ce la faccio a star dentro, così decido di visitare il museo della cattedrale con Robert. È interessante vedere come e perché viene restaurato il Portico della Gloria; inoltre ci si può affacciare dalla balconata di Piazza Obradorio, e il colpo d’occhio è spettacolare!!

Alle 16 lascio Robert e raggiungo Bruno, Benjamin e suo padre in piazza. Andiamo in un locale molto carino dove io e Benjamin prendiamo una birra accompagnata rispettivamente da una fetta di Red Velvet e Churros con il cioccolato 🙂
È come tornare indietro di 13 giorni circa, a quella prima sera a Villavante, trascorsa a ridere e scherzare e a chiacchierare di tutto. Ci ripromettiamo di rivederci, e nel mio cuore so che sarà così! Ci scattiamo un ultima foto e poi ci lasciamo con un abbraccio forte. Un altro saluto andato, un altro nodo alla gola mandato giù.

Salutato Benjamin torniamo in ostello a cercare Robert, ed insieme decidiamo di recarci nuovamente in cattedrale. E qui succede una cosa bellissima: all’ingresso della chiesa mi trovo davanti la ragazza a cui ho regalato il mio bastoncino da trekking. Non faccio in tempo a dire nulla lei mi abbraccia e inizia a piangere, ed io con lei. Rimaniamo così per 5 minuti buoni. Alla fine mi ringrazia, mi dice che non mi aveva mai vista prima eppure io per lei ho fatto una cosa importante. Che senza quello non ce l’avrebbe fatta e che lo terrà sempre con lei. Alla fine un Robert commosso ci chiede se vogliamo una foto insieme e scatta la foto più bella del mio cammino.

È con questa pace e felicità nel cuore che vado a cena con gli altri. Stavolta azzecchiamo il posto, e come sempre passiamo una bella serrata a chiacchierare, ridere e scherzare. L’indomani lasceremo Santiago, e a parte Donatella che terremo con noi ancora un po’ a Barcellona, con gli altri è il momento dei saluti. Robert propone di vedersi ogni tanto in un posto nuovo a fare i turisti, e a me ovviamente l’idea piace 🙂

Sono stati giorni bellissimi, intensi ed emozionanti. Arrivare a Barcellona è traumatico. Mi manca la tranquillità di Barbadelo o di Villavante. Mi sembra tutto troppo caotico, ma resistito. Poi dopo il pranzo, appena salutiamo Donatella, scoppio in lacrime. Il cammino mi manca già tanto, e con esso la sua magia. La sfida adesso è ritrovare quella magia ogni singolo giorno!!