Quest’anno per il 1° maggio ho deciso di organizzare uno di quei viaggi “rilassanti” e “riposanti”, di quelli che mi piacciono proprio tanto! L’idea era di andare all’estero, incastrando la disponibilità di tutti i partecipanti nei pochi giorni a disposizione, in considerazione anche del limite imposto dall’aeroporto di partenza, limite che solo noi abitati di Reggio Calabria possiamo ben comprendere! Alla fine, dopo varie ricerche, abbiamo trovato un volo abbordabile e comodo per Treviso (Venezia). Ecco che in 3 secondi ho visualizzato Venezia ed i confini italiani, e da lì ho iniziato a costruire quello che poi è stato il nostro viaggio.

Viaggio iniziato bene, devo ammettere. Il nostro volo Ryanair, infatti, è atterrato con circa 30 minuti di anticipo, robe mai viste!. L’equipaggio lo ha sottolineato più volte, suggerendoci di ricordarlo in futuro in caso di ritardo!

Arrivati a Treviso, ritiriamo la macchina prenotata tramite Rentalcars e ci dirigiamo subito verso Villa Milu, l’alloggio prenotato tramite Booking, che si trova a 10 minuti dall’aeroporto. Lucia, la proprietaria, è una persona molto disponibile e gentile, e l’appartamento è davvero super; semmai doveste trovarvi da queste parti ve lo consiglio vivamente, qualità prezzo impeccabile! Oltre alle informazioni di prassi sull’appartamento, Lucia ci da anche qualche dritta su come raggiungere Venezia in treno, senza dover addentrarci a Mestre in macchina (nostro piano iniziale). Ci ritroviamo così alla stazione di Preganziol, dotata di un’ampio e gratuito parcheggio auto. Acquistiamo i biglietti per Venezia S. Lucia (3,50 € a tratta) e dopo pochi minuti saliamo sul nostro treno per andare ad ammirare il tramonto sulla laguna.

Devo dirvi che non è stata per niente un’idea geniale. Volevamo poter ammirare un po’ Venezia, visto che il giorno successivo avevamo in programma l’escursione classica alle isole della laguna. Ma non avevamo considerato bene il tempo necessario per raggiungere piazza San Marco dalla stazione, e soprattutto non avevamo considerato  la mole di turisti che avremmo incontrato. Alla fine impieghiamo quasi 45 minuti per raggiungere la piazza, fermandoci di tanto in tanto in uno dei meravigliosi canali o piazze della città.

Venezia è qualcosa di indescrivibile, è una di quelle città in grado di meravigliarti come fosse la prima volta. E’ come la Nutella, ogni volta che l’assaggi pensi che non ci sia niente di più buono al mondo! Venezia è così, ti lascia con il fiato sospeso e ti fa scattare il momento “fortunella” (ndr quel momento in cui pensi “quanto sono fortunata!?!”). E’ inevitabile!

Venezia

Alla fine arriviamo a Piazza San Marco ci guardiamo intorno meravigliati e poi ci dirigiamo al Ponte dei Sospiri. Scattiamo anche noi la foto di rito, ammiriamo la laguna e ci accorgiamo all’improvviso che è già ora di tornare in stazione per riprendere il treno. Ci incamminiamo così verso Venezia Sanata Lucia, ma con più calma rispetto all’andata. Ci facciamo tentare da uno dei tanti bar che offrono lo “Spritz Hour” a 3-4€ e ci fermiamo per bere uno degli Spritz più buoni di sempre, in un piccolissimo baretto nei dintorni di Piazza San Marco (perdonatemi ma non ricordo assolutamente il nome. Ce  ne sono comunque tantissimi e sembrano tutti super buoni).

Rientriamo a Preganziol  alle 21 circa, e ci mettiamo  subito a cercare su Tripadvisor, un posto dove poter cenare, alla fine ci ritroviamo all’Antico Cason. L’ambiente è un po’ datato ma carino, la pizza ottima e il personale molto gentile. Certo ci saremmo aspettati di vedere Inter – Juve sugli schermi del locale, invece, tra gli imprechi di Giovanni, ci siamo subiti “C’è posta per te”. Amen. Finita la partita rientriamo in appartamento e crolliamo manco avessimo fatto la mezza maratona di New York.

L’indomani mattina ci svegliamo presto, per non perdere il treno per Venezia, ma soprattutto per avere il tempo di  fare una degna colazione. Non so voi, ma per me, soprattutto in viaggio, è il pasto più importante, quello che ti da la carica e la voglia di scoperta necessaria.

Stavolta non cerchiamo su Tripadvisor, ma ci facciamo ispirare dalle vetrine. E’ così che individuiamo la Pasticceria Tagliapietra. Il posto è molto luminoso e con arredi moderni e minimali, e la scelta sembra abbastanza varia. Dopo una brioche e un cappuccino a testa, possiamo senza dubbio consigliarlo!

Sazi e carichi prendiamo il treno per Venezia e, come il giorno prima, raggiungiamo a piedi i pressi di Piazza San Marco, dove abbiamo l’incontro per l’escursione alle isole di Murano, Burano e Torcello. Abbiamo valutato l’opzione vaporetto, ma abbiamo preferito risparmiare quei 15 € a testa, ed investirli in Spritz!

Arrivati al punto di incontro con la guida, ritiriamo in nostri biglietti e, dopo qualche minuto di attesa, ci dirigiamo insieme al resto del gruppo verso l’imbarcazione che ci porterà in giro per la Laguna. In ordine visitiamo Murano, Burano e Torcello.

Burano

Parliamo di questa escursione. Premetto che per me era la seconda volta, forse per questo l’ho rivista in chiave un po’ più critica. Ad ogni modo la consiglio, ma soprattutto su Murano abbassate le aspettative, perché, in pratica, l’unica cosa che vedrete sarà una vetreria con tanto di dimostrazione di un mastro vetraio. Per carità carina, ma un po deludente. Il tempo “perso” a Murano sarebbe stato bello investirlo a Burano, che invece è un bijoux e che vale tutto il viaggio. I suoi colori, i canali, le viuzze, la pizza con i tavolini dei bar all’aperto, tutto vi sembrerà bellissimo; almeno per me, che adoro le cose colorate, è stato così! A Torcello, invece, potrete vedere la Basilica di Santa Maria Assunta, che contiene alcuni antichissimi mosaici, o la Chiesa di Santa Fosca. A parte questo trovate qualche piccolo ristorante.

Finita l’escursione (che dura circa 3 ore e mezza e che potete prenotare a questo link), ci dirigiamo nuovamente verso la stazione, mangiamo un panino al volo e partiamo per Preganziol, dove ormai siamo di casa. Da qui parte il nostro viaggio oltre Italia. La prima tappa è Nova Gorica, paese sloveno ma proprio sul confine italiano. Pensate che il posto dove abbiamo dormito era a poche centinaia di metri dal cartello che segnalava l’uscita dall’Italia. Tale posto si chiama Guest House Valentincic, ed è gestito da una simpatica famiglia. D’estate poi deve essere superlativo, con la piscina all’aperto immerso nel verde. La struttura è davvero molto carina, forse poco segnalata e con troppe zanzare come ospiti, ma per noi va più che bene.

Lasciati i bagagli riprendiamo la macchina e ci dirigiamo verso Gorizia. Mi aspettavo una città più grande, non so nemmeno io perché, invece Gorizia ha un centro piccolo, ma curato e carino. La via principale è pedonale e con qualche locale con i tavolini fuori. E’ importante sapere che anche a Gorizia lo Spritz la fa da padrone. Motivo per il quale decidiamo di fermarci in uno di questi locali, precisamente al Class Cafè, e di assaggiarne uno. Le varianti di Spritz proposte sono tantissime: passion fruits, cetriolo, fragola, zenzero, etc. Alla fine ne scegliamo 3 diversi per poterli assaggiare, ed è un tripudio di freschezza e di colori!

Gorizia, Spritz

Rinfrancati dal nostro Spritz decidiamo di andare al visitare il castello di Gorizia. Prima però andiamo a prenotare un tavolo alla Trattoria da Gianni, che da queste parti sembra essere un’istituzione. Il primo tavolo disponibile, infatti, è per le 21:30, ma per noi non è un problema. Girovaghiamo nei pressi del castello (che troviamo chiuso) e alla fine ci fermiamo al belvedere ad ammirare il sole che tramonta su Gorizia, e tra una risata e l’altra arriva l’ora della cena.

La Trattoria da Gianni merita qualche riflessione. La sua fama è senza ombra di dubbio meritata, ma secondo me tutto dipende dalle aspettative che avete. Quando vai in un ristorante per la prima volta è come ad un appuntamento al buio. Se lo immagini figo, interessante e simpatico, e poi ti trovi davanti il cugino di Quasimodo con la simpatia di Sergio Ramos, è ovvio che ne rimani delusa. Con il ristorante è la stessa cosa! Noi avevamo un’unica aspettativa, che avremmo mangiato tanto, e così è stato! Qualitativamente, infatti, Da Gianni non lascia ricordi indelebili, ma la quantità di cibo e, soprattutto la sua Lujbiansca (una specie di cordon bleu doppio), non vi deluderanno. Vi basti pensare che abbiamo ordinato 2 tris di primi e 3 Lujbiansca, ed una l’abbiamo portata via in uno scatolo per la pizza, e ci abbiamo pranzato il giorno dopo mettendola dentro dei panini!

Ripresi dall’abbuffata alla Trattoria da Gianni, l’indomani mattina siamo carichi e pronti a varcare il primo confine nazionale, entrando ufficialmente in Slovenia. Prima di farlo però ci ricordiamo di dover acquistare il bollino necessario per poter circolare sulle autostrade slovene. Il costo del bollino varia in base alla durata del viaggio; noi abbiamo preso quello settimanale (durata minima) e abbiamo speso 15 €. Potete acquistare il bollino in un tabaccaio o alle stazioni di servizio che si trovano a Gorizia, o comunque nelle immediate vicinanze al confine. A questo link trovate tutte le informazioni del caso.

La Slovenia è un paese bellissimo, soprattutto se cercate una vacanza di tipo naturalistico. I suoi boschi e i corsi d’acqua che la attraversano offrono tantissime occasioni per escursioni di trekking, rafting, etc. La nostra meta, invece, è stata subito Lubiana, capitale slovena a circa 1 ora e 15 minuti dal confine italiano. Attraversiamo quindi la dogana, dove ci vengono chiesti i documenti di tutti i passeggeri, e riprendiamo il nostro viaggio immersi nel verde e circondati dalle montagne slovene.

Nonostante sia la capitale, Lubiana non mi è sembrata particolarmente caotica. Sarà che noi abbiamo lasciato la macchina in un parcheggio custodito a pochi metri dal centro storico pedonale. La prima impressione, infatti, è stata estremamente positiva. Lubiana è una bomboniera: pulitissima, ordinata e tranquilla (a noi è apparsa così). La prima cosa che vediamo è la piazza con la Chiesa Francescana dell’Annunciazione con al sua facciata rossa. Ci guardiamo intorno e non ci accorgiamo subito di essere di fronte al famigerato triplo ponte di Lubiana, che collega la parte moderna della città con la parte medievale. In pratica sono davvero tre ponti che collegano le stesse sponde. In quello principale, scendendo verso il letto del fiume trovate anche dei bagni pubblici.

Lubiana

Dopo aver cercato diverse volte di fotografarli dalla giusta angolazione, desisto e continuo a camminare verso la parte medievale della città che è stupenda. Le vie sono tutte fatte di sampietrini e sono tenute benissimo. Per terra nemmeno l’ombra di un mozzicone di sigaretta o altro, sembra davvero di stare in un’oasi ecologica. Poco dopo, davanti al Municipio leggiamo infatti che Lubiana è stata eletta Città verde d’Europa per il 2016, e capiamo perché!

Continuiamo a passeggiare per Mestni Trg, la via principale, dove io mi fermo ad ogni negozietto. Giuro che mi sarei comprata l’impossibile, mai vista una concentrazione tale di negozietti fru fru (quelli che vendono cose carine e particolari). Alla fine compro: delle calamite, un braccialetto rigido con su scritto “Wanderlust” e delle stampe. Mentre continuiamo a percorrere la via principale, sulla destra troviamo il ponte dei calzolai, chiamato così perché nel medioevo era il luogo in cui lavoravano i ciabattini per evitare di pagare i dazi doganali applicati all’interno della città.

Alla fine ci ritroviamo ai piedi del castello e decidiamo di salire a piedi. La distanza non è molta, ma la salita è impegnativa. Dal Castello di Lubiana potrete ammirare la vista della città da più angoli. Tornati nella parte bassa, decidiamo che è il momento di concederci una pausa e ci fermiamo al Flo Bistro, un bar/pub dove ordiniamo un infuso accompagnato da uno dei dolci della tradizione slovena, ovvero la Gibanica. Vorrei dirvi che mi è piaciuta tantissimo e che non potete perderla, ma la verità è che non mi è piaciuta per niente. E’ un accozzaglia di sapori che, a mio parere, non legano nemmeno bene tra loro. Semi di papavero, ricotta, mele, noci, e chissà che altro.

Ancora delusa per la Gibanica, ritorno sui miei passi. La nostra tabella di marcia, infatti, prevede la partenza in direzione Zagabria. Lasciamo quindi la bellissima Lubiana e ci dirigiamo verso il prossimo confine, quello con la Croazia. Lungo la strada ci fermiamo in un autogrill per far benzina e ne approfittiamo per pranzare con la Lujbiansca della Trattoria da Gianni. Vi dirò che era perfino più buona della sera prima!

Arrivati al confine con la Croazia mostriamo i passaporti, prima alla dogana slovena e, dopo 100 metri a quella croata. Quando si dice la sicurezza…!

La capitale croata si trova a pochi chilometri dal confine, per cui in men che non si dica siamo già in centro. Anche qui abbiamo prenotato tramite Booking, scegliendo un appartamento centrale, spazioso e pulito (Adventum Zagreb City 1). Lovro, il nostro host, è molto gentile e ci fornisce anche le indicazioni per raggiungere un parcheggio custodito lì in zona. La posizione dell’appartamento è davvero comodissima, in meno di 10 minuti a piedi siamo in centro.

Purtroppo non ci siamo documentati moltissimo e andiamo un po ad occhio. Partiamo dalla piazza principale della città, ovvero Praza de Josip Jelačić (un importante bano croato), che diventerà il nostro principale punto di riferimento. Da qui prendiamo via Illica, una delle vie più importanti della città, piena di negozi (qui trovate le grandi catene di abbigliamento) e ristoranti. Mentre proseguiamo sua via Illica ci accorgiamo che alla nostra sinistra dovrebbe esserci Piazza Preradovića. Su internet avevo letto che in questa piazza spesso si esibivano gli artisti di strada e che era presente un mercatino dei fiori, così decidiamo di andare a dare un’occhiata.

La piazza è molto carina, piena di locali con i tavoli all’aperto e con delle bancarelle di fiori. Certo definirlo un mercato mi è sembrato un pelino eccessivo, ma va bene lo stesso. Degli artisti di strada, invece, nemmeno l’ombra. L’atmosfera è comunque molto bella e rilassante, per cui ci facciamo contagiare e ci sediamo in uno dei tanti bar per bere una bella birra ghiacciata. Peccato che l’aggettivo “ghiacciato” non sia pervenuto al cameriere che, con nostro grande disappunto, ci porta 2 birre calde. Ora io non so voi, ma io davvero credo che la birra calda sia uno di quegli errori della natura, un po’ come la cellulite! Ancora traumatizzati dalla birra calda riprendiamo via Illica per poi girare a destra e avviarci verso la parte alta della città.

Zagabria

La parte alta può essere raggiunta a piedi, tramite delle scale, oppure tramite la funicolare. Noi ovviamente siamo saliti a piedi, giusto per non sentirci vecchi e pigri. Appena arrivati in alto, la prima cosa che vedrete è una bella vista sulla città. Voltando appena le spalle, invece, e percorrendo pochi passi troverete in fondo la Chiesa di San Marco, facilmente riconoscibile dai colori del suo tetto, composto da piastrelle bianche, rosse e celesti, che compongono, sul lato destro il simbolo di Zagabria, mentre sul lato opposto gli stemmi di Croazia, Dalmazia e Slovenia. Insieme alla Chiesa di San Mattia a Budapest e alla Basilica di Santa Maria del Pilar a Saragozza, è una delle chiese che mi ha colpito di più.

Zagabria

Altra cosa che abbiamo visitato nella parte alta, è stato il Museo delle Relazioni interrotte. Ne sono rimasta affascinata da quando ne ho scoperto l’esistenza, quindi non potevo assolutamente perderlo. Il museo è stato fondato da una coppia che, dopo quattro anni insieme, ha deciso di separarsi: non voleva disfarsi dei ricordi, ma nemmeno tenerli in casa, così è nato il museo. Da allora, la collezione si arricchisce di cimeli da tutto il mondo, ed oggi ha perfino una sede a Los Angeles. Nonostante le mie altissime aspettative, devo dire che mi è piaciuto. Forse lo immaginavo più “coinvolgente”, ma è comunque davvero particolare e merita una visita. Ogni oggetto esposto ha una storia da raccontare: un paio di scarpe, una lista di pro e contro sul trasferirsi in un’altra città, un’accetta, una bambola, un giocattolo per il cane, etc. Perché, come troverete scritto su uno dei muri del Museo,

To live in this world you must be able to do three things:
– to love what is mortal;
– to hold it against your bones knowing your own life depends on it;
– and, when the time comes to let it go, to let it go

Molto carino anche lo shop, dove è impossibile non comprare nulla! Insomma, io ve lo consiglio.

Vi segnalo inoltre che a Zagabria ci sono altri musei da vedere (almeno sulla carta); uno su tutti è il Mimara, noi purtroppo lo abbiamo trovato chiuso, tocca tornarci!

La scoperta migliore, tuttavia, la facciamo la sera. Cerchiamo su Tripadvisor un posto dove cenare e, dopo una serie di “approfondimenti”, decidiamo di provare da Plac. Il ristorante ha delle ottime recensioni e sembra un posto molto carino. Fatichiamo un po’ a trovarlo perché si trova su un terrazzamento che si raggiunge tramite delle scale laterali, ma ci fa subito una buona impressione. Purtroppo però non c’è posto. Il proprietario, in maniera per nulla amichevole, ci dice che non abbiamo speranza di cenare lì! Un po’ affranti decidiamo quindi di fare un giro nei dintorni alla ricerca di un altro posto. E’ così che scopriamo Ulica Tkalčića. Si tratta di una via totalmente pedonale strapiena di locali, ristoranti e negozietti. L’atmosfera che si respira qui è davvero impagabile. Rimaniamo davvero incantati dal posto e dimentichiamo in pochi secondo la delusione di Plac! Dopo averla percorsa in lungo e in largo, decidiamo di fermarci al ristorante History Village, e facciamo più che bene. Il posto è molto carino e l’hamburger che ci portano è ottimo! Forse non lo sapete ancora, ma osno una grande fan degli hamburger. Ne ho mangiati tanti in tanti posti (prima o poi ci farò un post) e posso dirvi in tranquillità che, questo mangiato a Zagabria, è nella top ten!

Finita la cena ripercorriamo Ulica Tkalčića per tornare in appartamento, e mi rammarico di non averla scoperta prima. Adesso so che tornerò a Zagabria, visto che non sono riuscita a vedere troppe cose, e che ho scoperto troppo tardi il mio posto del cuore! In ogni città in cui sono stata ho un posto del cuore: a Londra è Neal’s Yard, a Parigi è Montmartre, ad Hamburgo è Sternschanze, a Barcellona è Gracia, etc. A Zagabria è Ulica Tkalčića!

Zagabria

L’ultimo giorno di viaggio è arrivato. Prima di lasciare Zagabria cerchiamo di vedere il Mercato di Dolac, ma è il 1 Maggio ed è chiuso (disdetta infinita). Decidiamo quindi di far colazione e ripartire subito. Ci dirigiamo al Bar Amélie, citatissimo da Tripadvisor, ma la scortesia del personale e l’offerta in vetrina, non ci colpiscono positivamente per cui andiamo via. Continuiamo a cercare, ma tantissimi locali sono ancora chiusi per cui, alla fine, ci lasciamo ispirare da una catena di panetteria/pasticceria che si trova proprio nella piazza principale Pan-Pek. Entriamo, e con l’equivalente di soli 12 €, acquistiamo: 4 caffè, 4 pizzette (buonissime), 5 krapfen, 2 muffin ed una girella. Fate voi!

Rinfrancati da questa ottima colazione ci rimettiamo in viaggio verso Treviso per il rientro.

Cosa abbiamo imparato da questo viaggio? Che Lubiana è un gioiello; che bisogna tornare a Zagabria, anzi bisogna proprio scoprire la Croazia; che lo spritz va bene in qualsiasi gusto; che ogni tanto bisogna partire insieme, perchè un viaggio non risolve tutti i problemi, ma rompe la quotidianità con i suoi piccoli-grandi problemi, e ti aiuta ad affrontare tutto con uno spirito nuovo! Never stop!