Diciamo la verità, noi italiani abbiamo un po in testa questo luogo comune sui tedeschi come gente rigida, precisa e poco simpatica. E di conseguenza immaginiamo le loro città come pulite, ordinate e freddine. Io in realtà, dopo aver conosciuto Benjamin durate il cammino di Santiago, mi sono molto ricreduta sui tedeschi. Perché 2 sono le cose: o io ho beccato l’unico tedesco ironico e simpatico del paese, oppure li sottovalutiamo parecchio.

Comunque sia, anche Amburgo vi farà un po ricredere; la sua bellezza a tratti ha poco a che fare con l’ordine e anche con il pulito!

Ma partiamo con ordine. Per la prima volta arrivo in aeroporto 10 minuti prima dalla chiusura del gate!! Inutile dirvi che stavo già respirando dentro un sacchetto per l’ansia. Mentre facciamo la coda per imbarcarci assistiamo alla discussione tra una signora, con un pinguino disegnato sulla maglietta (non chiedetemi il perché di questa precisazione, mi è semplice rimasta in testa questa immagine) e la hostess, in quanto la signora sosteneva di poter prendere l’aereo con la tessera sanitaria!! E pensare che io mi sentivo stupida quando cercavo di passare ai tornelli della metro con la tessera dell’Esselunga!

Saliamo sull’aereo e cerchiamo i nostri posti. Da qualche tempo, infatti, Ryanair si è inventata un ulteriore sistema per far cassa. In fase di check in on line con assegnazione casuale dei posti, il sistema in automatico vi assegnerà un posto lontano dai vostri compagni di viaggio. Quindi per poter sedere vicino alle persone che desideri bisogna pagare dai 4 agli 8 Euro. Ovviamente a me e mio fratello non importa (ci sopportiamo già abbastanza a casa), anzi facciamo subito partire il giochino per vedere chi avrà il compagno di viaggio migliore. Alla fine, dopo vari cambi per avvicinare un padre con un figlio, finiamo seduti vicini con me nel centro, con accanto una signora con un bambino piccolissimo. Il terrore inizia a mettere le tende nei miei occhi, ma per fortuna il bambino è buonissimo e il volo passa in fretta.

Arrivati ad Amburgo, dopo aver percorso una distanza utile ai fini dell’allenamento per la mezza maratona, troviamo facilmente la stazione della metro, e in maniera altrettanto facile facciamo i biglietti per il centro. Abbiamo giusto un dubbio sul binario, ma un ragazzo italiano dietro di noi ci indica quello giusto. Ho dorato subito la metropolitana di Amburgo, per il semplice motivo che molti tratti sono in superficie, e quindi ti permettono di vedere parti della città molto belle, soprattutto alcune zone del porto.

L’hotel che abbiamo prenotato è il Centro Hotel Boutique 56, che si trova proprio di fronte la stazione principale della città, ovvero Hauptbahnhof (io non sono ancora riuscita a capire come si pronuncia!). La scelta è stata buona: oltre la posizione, ottimale per raggiungere qualsiasi punto della città, l’hotel è anche pulito e bello. Certo, hanno un po la fissa con i colibrì, ma a parte questo nulla da dire. Ovviamente essendo arrivati prima delle 14 non ci permettono di fare il check in, ma solo di lasciare i bagagli.

Partiamo quindi alla conquista del pranzo e poi dello street art tour che abbiamo prenotato su internet. Avendo scoperto che Amburgo è la patria degli hamburger, avevamo già deciso di assaggiarne il maggior numero possibile, giusto per farci una cultura. Iniziamo da Jim Block, per il quale avevo letto delle entusiastiche recensioni su internet. Ora, al di là della simpatia della cassiera che non contesto, perché immagino che il suo non sia proprio una lavoro da sogno, e della bontà del panino (buono eh, ma Shake Shack di New York rimane ancora sul gradino più alto del podio) quello che invece contesto è la modalità di consegna dell’ordine: una cosa assurda. In pratica dopo aver cercato di capire cosa ordinare (tutti i menù erano esclusivamente in tedesco!!) vai alla cassa paghi e la cassiera ti rilascia uno scontrino con una “parola chiave” che identifica il tuo ordine e che verrà chiamata dal personale una volta pronto. Non me ne voglia quel genio del male che si è inventato sta genialata, ma io ho già serie difficoltà da Starbucks quando storpiano il mio nome (che solitamente diventa Ansia e che tutto sommato ci sta), come potrei avere vita facile con questo??

Ad ogni modo ce l’abbiamo fatta! Abbiamo pranzato e poi ci siamo incamminati verso il punto d’incontro con la guida dello street art tour. Camminando ci siamo ritrovati a Großneumarkt e ne abbiamo approfittato per prendere un caffè e una fetta di Brownie spaziale al Public Coffee Roasters, e per cercare l’unica opera di Banksy ad Amburgo, ovvero la sua Bomb Hugger. In realtà l’opera era stata irrimediabilmente danneggiata nel 2015, per cui eravamo certi di non trovarla. Invece, su uno dei pilastri di cemento di Steinwegpassage abbiamo trovato quella che potrebbe essere una copia della Bomb Hugger.

Non so voi, ma io trovo sempre geniale il suo modo di mettere in contrapposizione la purezza e l’ingenuità contro la distruzione della guerra.

Lasciato Banksy, ci dirigiamo verso Sternschanze. Segnatevi questo nome, perché, a mio parre, è il quartiere più bello di Amburgo. Mentre aspettiamo la guida facciamo amicizia con una ragazza tedesca ed una austriaca. Ci chiedono da dove veniamo e ci mettiamo un po a parlare di turismo, dell’Italia e dell’esistenza o meno della mafia nel sud Italia! All’improvviso si palesa quella che sarà la nostra guida di oggi. E’ un ragazzo dal nome strano, tipo Flok, Floki o qualcosa di simile. Inizia  spiegarci come la zona nella quale ci troviamo sia sta bonificata negli ultimi anni, mentre prima era lo scenario di spaccio e crimini vari. Poi parte ed è a fine! Va dritto come un treno, camminando anche per tratti più o meno lunghi senza dirci nulla o poco.

Ci racconta di El Bocho, un artista che ha come soggetto delle sue opere la piccola Lucy (Little Lucy), che ha come principale fonte di divertimento quella di uccidere il suo gatto nei modi più svariati. Qui sotto, ad esempio, potete vedere il povero gatto in versione Kebab 🙂

La cosa stupenda di Floki (noi lo abbiamo ribattezzato così), era che ogni tanto si fermava guarda un disegno o un sticker sul muro, si gira e ti diceva “This is one of my favourites” e poi se ne andava, senza un cacchio di spiegazione o parola!! Cosa da appiccicarlo al muro.  L’unico cosa positiva di questo tour (che potete prenotare a questo link), è che indubbiamente ci ha fatto conoscere una zona di Amburgo che forse non avremmo visto senza questa occasione. Ci è piaciuta così tanto che alla fine ci siamo tornati altre 2 volte, anche perché la prima volta, per non perdere Floki, abbiamo visto ben poco!

Finito il nostro tour/mezza maratona, siamo tornati in hotel per effettuare il check in e darci una rinfrescata, prima di incontrare Robert (uno delle amicizie che ci ha regalato il Cammino di Santiago), arrivato dalla Slovacchia nel primo pomeriggio per scoprire Amburgo insieme a noi. Rivedere Robert qui ad Amburgo sena zaino sulle spalle fa un po strano, ma è bello comunque. Ci sediamo a bere una birra per raccontarci come vanno le nostre vite e decidere insieme cosa vedere. Vista l’ora (sono quasi le 18), decidiamo di visitare HafenCity , un quartiere avveniristico di Amburgo. Passeggiamo per il quartiere, attraversando ponti e soprattutto Speicherstadt, dove ci fermiamo incantati ad ammirare il fiume circondato dalle costruzioni in mattoni rossi.

Per cena, invece, decidiamo di spostarci a St. Pauli, sulla famosa Reeperbhanuna delle zone più famose tra i turisti e non. Questa zona, infatti, non è soltanto il quartiere a luci rosse di Amburgo, ma tanto altro. Si tratta di una grande via con una zona pedonale centrale, che d’estate viene popolata di tavolate, bar e dei palchetti con musica dal vivo. Noi abbiamo trovato un’atmosfera unica, tanto che alla fine abbiamo deciso di fermarci lì e cenare con il classico panino con wurstel e birra.

Se siete tra quelli che “prendono in prestito” i bicchieri della birra per ricordo, sappiate che a St. Pauli funziona che se prendi da bere, ti addebitano 2€ in più per il bicchiere, che poi ti restituiscono quanto lo riporti vuoto, unitamente ad un gettone che ti consegnano al momento del pagamento. Mentre aspettavo il mio turno per restituire i nostri bicchieri sento un signore parlare in Italiano. Gli sorrido e gli dico che anch’io sono italiana. Mi chiede da dove vengo e se sono sola ed io gli indico mio fratello. Mi chiede come si chiama e poi mi dice “Noi non ci siamo mai parlati”. Io torno al mio posto e dopo due minuti lo vedo venire verso di noi mentre finge di parlare al telefono. Si mette a portata di orecchio ed inizia a dire “Bruno? Ma Bruno chi? Quello di Reggio Calabria? Quello con pochi capelli?”. l siparietto è davvero carino, tanto che ci mettiamo tutti e tre a ridere e poi iniziamo a chiacchierare. Scopriamo così che si chiama Lillo, o meglio “Il mago Lillo, che è siciliano ma vive ad Amburgo da 35 anni con moglie e 3 figli. È così orgoglioso della sua famiglia che ci mostra perfino qualche foto. Poi come sempre ci chiede se siamo sposati e addirittura si propone per trovarci l’anima gemella, perché dice che bisogna sposarsi. Inizio davvero a sospettare che mia nonna abbia adepti ovunque!

Prima di rientrare in hotel, abbiamo giusto la forza per fare un salto a Große Freiheit, ovvero la via dove si trova il Kaiserkeller, il famoso locale dove iniziarono a suonare 4 ragazzini di Liverpool! Poi dritti in hotel, d’altronde il primo giorno in un posto nuovo è sempre il più impegnativo, poi si inizia ad avere dimestichezza con i mezzi pubblici e tutto appare più semplice.

La domenica mattina ad Amburgo c’è un appuntamento imperdibile, ovvero quello con il Mercato del Pesce. So che suona abbastanza bizzarro, ma è davvero un’esperienza da fare. Il mercato del pesce si trova a St. Pauli ed è aperto esclusivamente la domenica dalle 7 alle 9. Ci svegliamo quindi all’alba, alle 6:45, infatti, abbiamo appuntamento in metropolitana con Robert e ci dirigiamo verso la fermata di Landungsbrücken.

Usciti dalla metro ci rendiamo conto che non siamo i soli ad aver avuto la stessa idea, anche perché è una delle “attrazioni” segnalate un po in tutte le guide turistiche della città. C’è infatti tanta gente, a tratti dobbiamo quasi fermarci. Passiamo accanto ad una serie di bancarelle che vendono di tutto: dolci, frutta, vestiti, souvenir ed anche panini con il pesce. E’ un po strano vedere la gente con in mano caffè o birra e il panino con il pesce alle 7 del mattino, ma vedrete che inizierà a venirvi fame.

Il mercato del pesce, invece, è una struttura in mattoni rossi e acciaio su 3 piani. Al piano terra ci sono vari stand dove poter mangiare (sia dolce che salato) e bere, e alle due estremità ci sono dei palchi dove, in maniera alternata, suonano varie band. Appena arrivati, sento da fuori le note di Can’t buy me love dei Beatles, e già amo questo posto! Si va Beatles ai Rolling Stone, passando per qualche canzone rock tedesca che non conosco. C’è tanta gente sotto il palco che balla, molti altri sono seduti ai tavoli a bere e mangiare. C’è poco da dire, è l’atmosfera a fare la differenza. Ci sono dei posti in cui può non esserci nulla, ma per me quel nulla vale più di qualsiasi posto impomatato!

Usciamo dal mercato e veniamo circondati dai raggi del sole. Camminiamo mangiando il nostro buonissimo panino con il pesce (se non lo mangiate il Dio dei panini con il pesce vi perseguiterà!) e ci dirigiamo verso la Chiesa di San Michele, tappa successiva della giornata.

La Chiesa di San Michele è una chiesa luterana, credo al più importante di Amburgo. Merita sicuramente una visita, non solo perché molto bella e maestosa all’interno, ma anche per la sua cripta e per la vista dal suo campanile (tranquilli, vi porterà l’ascensore su per i 10 piani del campanile) . Con il biglietto cumulativo, infatti, potrete vedere tutte queste 3 cose. Considerate che se pensate di visitare questa chiesa, il Rathaus e la Kunsthalle, economicamente vi conviene fare l’Amburgo Card.

Non vi ho convinto riguardo la Chiesa di San Michele? Ecco qui una prova fotografica della visita alla torre!

Dalla chiesa ci incamminiamo a piedi verso il Rathaus, ovvero il Municipio di Amburgo. Purtroppo è domenica ed è chiuso, per cui non riusciamo a visitare le oltre 600 stanze che lo compongono. Anche perché probabilmente sarei ancora lì a cercare l’uscita!

Anche da fuori tuttavia, il colpo d’occhio non è male 🙂

Arriva poi quello che io chiamo il “momento culturale”, che ad Amburgo non può che essere alla Kunsthalle. Si tratta di uno dei musei più importanti della Germani, che racchiude al suo interno opere di Munch, Picasso, Klee, Caspar David Friedrich e tanti altri. E’ talmente grande che ci passiamo più di 2 ore, e ne usciamo solamente grazie ai morsi della fame e alla stanchezza!

 

La fame si fa davvero sentire, così cerchiamo il posto più vicino, tra quelli individuati prima di partire. E’ così che finiamo da Burgerlich, un posto davvero molto carino. All’ingresso ti viene rilasciata una tessere magnetica che servirà per poter ordinare. Il sistema d’ordinazione, infatti, è molto tecnologico: in pratica per ogni posto è stato previsto un Tablet, a comparsa dal basso, attraverso il quale ordinare e confermare l’ordine con la tessera  consegnata in precedenza. In pratica ognuno paga ciò che è caricato sulla propria tessera. L’hamburger è ottimo, e il rapporto qualità – prezzo buono.

Proprio accanto al Burgerlich si trova anche il Chilehaus, un complesso edilizio di 10 piani, eletto Patrimonio mondiale dell’umanità dall’UNESCO. Famoso soprattutto per la sua forma a prua di nave, mostra come i mattoni siano un elemento chiave di Amburgo, utilizzati in questo caso, addirittura come elementi decorativi.

Con la pancia piena si ragiona sicuramente meglio, ma di certo si avverte anche maggiormente la stanchezza. Per questo motivo decidiamo di prendere la metro e dirigerci verso il Lago Alster. Lungo la strada, tuttavia, ci fermiamo a vedere il Mariendom, ovvero il Duomo di Amburgo. Sarà che la parola Duomo mi riporta direttamente a Milano e all’imponenza di quel Duomo, ma il Mariendom, più che un Duomo sembra quasi una chiesa di quartiere. Forse perché è domenica e ci arriviamo proprio a ridosso della messa, assistendo così all’ingresso dei fedeli, ma si respira un’atmosfera più intima e riservata, rispetto all’idea di Cattedrale che mi ero fatta nella mi testa durante il tragitto.

Nonostante la stanchezza continuiamo imperterriti a camminare e ci ritroviamo così a Stephansplatz, all’ingresso del Giardino Botanico. L’ingresso è gratuito, e da fuori l’idea di immergersi in una foresta composta da tanti tipi diversi di piante sembra carina. Così entriamo! E ce ne pentiamo con la stessa velocità con la quale mi rovino lo smalto quando lo metto da sola.

In pratica i primi due ambienti ospitano le piante tropicali o qualcosa di simile, perché l’umida è così pesante da non far quasi respirare. Cerchiamo di guadagnare velocemente l’uscita ma il vialetto è piccolo, e noi abbiamo davanti due che, cito testualmente mio fratello, “pestavano ceci”. Alla fine però approdiamo nell’ambiente mediterraneo, quello di casa, e torniamo a respirare. All’uscita scopriamo che a poca distanza, si trova la Wasserlichtkonzerte, una specie di Fontana magica di Amburgo. Il nome è così impronunciabile, che a volte mi immagino un concorso a premi segreto dove chi la pronuncia meglio vince un souvenir di Amburgo. Ad ogni modo ci segniamo gli orari dello spettacolo d’acqua e andiamo a riprendere fiato su una panchina con vista sul Lago Alster!

Alla fine, rima di abbioccarci sulla panchina, decidiamo di rientrare in hotel, giusto per riprendere fiato, e poi fare un salto ad Altona.

Il distretto di Altona si trova ad Ovest del centro di Amburgo. Nato come un villaggio di pescatori, è stato in passato aggregato alla Danimarca, rappresentando un luogo più vivibile per molti ebrei amburghesi. Oggi è una periferia tranquilla di Amburgo, dove giovai e anziani giocano a bocce, e dove correre e fare picnic all’Altonaer Balkon, una striscia di verde affacciata sul fiume Elba. Insomma non è che ci sia poi tanto da vedere, ma se avete qualche ora in più, è un bel modo per scoprire  una parte di Amburgo più “tipica”.

Lasciata Altona ci dirigiamo nuovamente verso Landungsbrücken, dove fare una passeggiata sulla banchina del porto al tramonto, prima di recarsi nel posto che abbiamo scelto per cena. La banchina è piena di gente che, come noi, ha deciso di passeggiare godendosi il tramonto e l’aria piacevole. Ci sono tanti negozi di souvenir e ristoranti già affollati. L’orario della cena ad Amburgo, infatti, è abbastanza presto, anche rispetto agli standard italiani. Immaginate rispetto a quelli spagnoli! Mentre passeggiamo vediamo una nave Cargo strapiena di container, che da l’idea della potenza economica di questo porto, il terzo in Europa per grandezza. Alla fine approdiamo al ristorante Fischpfanne (anche qui con la pronuncia è uno spasso), dove per ordinare ci tocca fidarci delle recensioni in italiano trovate su internet. Il menù, ovviamente, è solo in tedesco!

Ecco, se devo fare una critica ad Amburgo sicuramente è quella di essere una città con poca vocazione turistica. Tutto è in tedesco, perfino le indicazioni sulle gite in barca sull’Elba, che immagino sia una delle attività che più attrae il turista medio. E’ come se non avessero bisogno di turisti, o quanto meno di quelli stranieri. Il turismo infatti è per lo più nazionale.

Ad ogni modo le recensioni trovate sono valide e mangiamo molto bene (FYI abbiamo ordinato un Backfisch e un Hamburg Pannfisch, nella foto sotto rispettivamente a sinistra e destra) . Il posto poi è molto, molto carino, con vista sul fiume al tramonto, il top!

La giornata termina così, con noi che rientriamo a piedi verso il nostro hotel. Il giorno dopo è l’ultimo ad Amburgo, quello dedicato al vivere la città da amburghese ed allo shopping (che ci sta sempre).