Lascio Pamplona un po’ triste; devo dire che mi è piaciuta la città, mi è piaciuto girovagare per il centro senza meta e ridere e scherzare con gli altri. Essendo breve la tappa, è stata anche più rilassante e piacevole la visita. Parto in solitaria e sono tranquilla nonostante il dolore al ginocchio. Dopo 4 km però mi tocca fermarmi e mettere la ginocchiera, che mi da subito sollievo.

Riprendo a camminare bene e dopo un po mi si affianca una ragazza ungherese di nome Monika (non so se ha la k, ma così sembra più internazionale). Chiacchieriamo per una mezz’oretta poi torniamo a camminare da sole. Distese di grano infinite rendono il paesaggio molto bello, ma niente in confronto alla distesa di girasoli che ci appare all’improvviso ai piedi di Zariquiegui. È talmente bello che mi fermo più di 10 minuti a riempirmi gli occhi di bellezza!

 

Rinfrancata nello spirito dai girasoli faccio l’ultima salita prima del tanto sognato cafe con leche. Non è un granché ma mi ricarica abbastanza per arrivare ad Alto del Perdon. Credo sia il posto più fotografato del cammino. É il luogo dove si incontra il cammino del vento con quello delle stelle, ed è effettivamente ha un certo fascino.

Il mio personale dramma inizia con la discesa. È ripida e fatta di sassi. Cerco di non scaricare il peso sulle ginocchia, ma per quanto mi sforzi mi fanno male lo stesso. Ci metto una vita a farla! Mi superano tutti, una coppia di signori sessantenni addirittura si fermano per chiedermi se ho bisogno d’aiuto!

Alla fine la discesa finisce, ed io tiro davvero un sospiro di sollievo. Certo il ginocchio mi fa malissimo, ma continuo a camminare. Per fortuna incontro Katy, una ragazza canadese con il mio stesso problema. Chiacchieriamo del Canada, della Calabria, di lavoro e andiamo avanti. Quando proprio penso di non poterne più ritrovo Melissa ed Elisabetta. Mi metto a chiacchierare con Melissa e non so come arrivo al paese successivo.

Al primo bar mi fiondo dentro con l’idea di prendere un bicchiere d’acqua per l’oki. Poi però vedo la tortilla, guardo l’orologio (sono le 11), il tempo di elaborare il tutto e la ordino. D’altronde dovevo pur mangiare qualcosa per prendere l’oki!! Rimetto anche il Voltaren e riparto. Per fortuna l’oki fa effetto subito, e arrivo finalmente a Puente de la Reina.

Benedetta è già lì e le abbiamo chiesto di prenotare l’ostello Santiago Apostolus (o qualcosa di simile), perché da un volantino abbiamo visto che ha la piscina. Purtroppo però non abbiamo considerato che per arrivarci, bisogna fare una salita impegnativa (che diventerà discesa).

Scaviamo a fondo e troviamo le ultime forze per arrivarci e facciamo bene. Io aspetto Maurizio e con lui mi faccio uno dei bagni più goduriosi di sempre!! Sembriamo tutti dei bambini al primo tuffo della vita in piscina.

Ovviamente ceniamo in ostello con il menù del pellegrino (e chi ha il coraggio di fare la discesa?!) e dopo cena ci mettiamo a chiacchierare fuori. Maurizio mette della musica di sottofondo, io mi guardo intorno e mi si riempiono i polmoni d’aria: siamo tutto fuori sui tavoli da picnic con le luci soffuse e la luce del crepuscolo. Mi sento in pace finché non muovo la spalla e sento un dolorino, al che una delle mie fisioterapiste di fiducia mi fa una specie di massaggio/manovra. A tratti fa male, ma alla fine mi sento nuova. E così, rinfrancata nel corpo e nello spirito mi metto a letto, pronta a camminare anche domani!

***

Mi sveglio già con la paura della discesina dell’ostello ma non ho alternative. Per cui pian pianino mi metto in cammino. Mi concentro così tanto per non far peso sul ginocchio sinistro che alla fine inizia a farmi un po male quello destro. Mentre cammino da sola inizio un po a preoccuparmi. Siamo solo al quarto giorno, come farò!? Poi alla fine smetto e decido di vivere alla giornata e di essere ottimista. Scelgo di cambiare il flusso dei miei pensieri e mi accorga di come cambi anche il mio stato d’animo. Allora inizio a pensare a tante cose, troppe. Penso a quell’unica cosa che davvero vorrei poter cambiare ed invece non posso. Mi assale la tristezza, piango e nel mio immaginario sto lasciando un piccolo sacchetto di tristezza anche lì, sulla strada per Estella.

Quando mi sento meglio metto la musica ed è così che raggiungo le mie fisioterapiste di fiducia, ballando Sofia di Alvar Soler. Sono talmente lanciata che non mi accorgo dei due ragazzi dietro di me che mi sorridono divertiti! Tra una risata e l’altra arriviamo ad Estella alle 12 circa. L’atmosfera in giro è bellissima. Becchiamo infatti la festa del paese e, come a Bayonne, sono tutti vestiti di bianco e rosso.

Facciamo la fila per registrarci in ostello e ci prepariamo in fretta per poter vedere la festa, oltre che per mangiare. Mentre ci vestiamo sentiamo cantare sotto la finestra e ci affacciamo per vedere. Si tratta di un gruppo di suonatori che gira per la città, ne vedremo tanti.

Estella
Estella

L’ufficio del turismo ci fornisce una mappa con i principali ristoranti del luogo ed il programma della festa. Scopriamo così che alle 20:30 ci sarà la corsa dei tori per la via principale più altre sfilate varie.

La priorità però non è la festa, ma mangiare! Così ci rechiamo nella piazza principale e ordiniamo delle tapas. Fa un caldo assurdo, il mio corpo percepisce almeno 40 gradi!
Finite le tapas ci alziamo, ma non siamo ancora soddisfatte, così finiamo in un altro bar con altre tapas e con il tinto de Verano (vino rosso con gassosa). Da lì partono una serie di risate assurde.

Ci rialziamo dopo circa un’ora e ci avviamo verso il rio (il fiume) in cerca di refrigerio. Mettiamo i piedi a mollo ed il sollievo è immediato.

Gira e rigira si fanno le 20, per cui ci avviamo verso il centro. Stanno già chiudendo tutte le traverse con i classici cancelli di legno. Noi ci appostiamo dietro uno di questi in modo da essere le prime. Io in particolare sono stata incaricata di girare un video. Salgo sul cancello di legno e aspetto l’arrivo dei tori. Intono a me vedo intere famiglie elettrizzate e felici, i ragazzi in strada prepararsi facendo stretching. Un ragazzo ci dice addirittura che i tori sono la sua famiglia! Dal mio punto di vista una follia! Che poi tutto sto casino per 5 secondi di passaggio…. Mah!

Finita la “corsa dei tori” torniamo nella piazza principale dove un complessino sta suonando “Sweet home Alabama”, e prese dall’euforia ci mettiamo anche a ballare!! Il clima festivo ci ha decisamente contagiate! Purtroppo però l’ostello chiude alle 22, motivo per cui abbiamo giusto il tempo di bere l’ultimo tinto de Verano con una ragazza californiana, di cui non ricordo il nome, e Alessio, prima di tornare in ostello. Il giorno dopo ci aspettano 29 km ed io voglio partire prestissimo. Infatti prima di andare a dormire cerco di sistemare lo zaino, ma lo spazio è risicatissimo per cui fatico da morire! La mia fatica però, è allietata dalla presenza di questo marcantonio che sta facendo il cammino con la figlioletta che vi giuro è l’uomo più bello che io abbia mai visto! Se ne va in giro in boxer mettendo a repentaglio la vita di noi povere pellegrine. Perché il cammino sarà anche un percorso spirituale ma gli occhi ci vedono pur sempre bene. E addormentarsi con certe visioni non è poi così male 🙂