15 giorno
Fromista – Calzadilla de la Cueza
Oggi sveglia prestissimo, ci aspetta una giornata super impegnativa e vogliamo esser pronti. Ci svegliamo prestissimo e alle 5:30 siamo già pre strada, anche oggi completamente al buio e con il solo aiuto della l’icona di Maurizio.
Camminiamo per più di un’ora al buio, finché non arriva il sole a farci compagnia. Ci fermiamo al primo paesino per un’Aquarius e un controllo ai piedi. Io sono terrorizzata dalla mia prima vescica!! Piano piano arriviamo all’entrata di Carrion de Los Condes. Ho la musica alle orecchie e non mi accorgo subito che sopra di noi volano basse 5 cicogne. È uno spettacolo bellissimo e mi fa venire in mente mille cose, che butto fuori con qualche lacrimuccia.
Arrivati a Carrion dobbiamo decidere cosa fare: fermarci, ma sono le 11 del mattino, oppure proseguire per 17 km di nulla totale. Ovviamente noi decidiamo di proseguire, non prima di aver fatto la spesa in farmacia e di aver mangiato un super Bocadillo con la tortillia! Siamo pronti, e partiamo senza paura. All’inizio ci impegniamo e manteniamo la calma, ma più passa il tempo e più la calma ci abbandona! Il sole è alto e la strada sembra davvero non finire mai! Ci fermiamo 2 volte sotto l’ombra di qualche raro albero, finché non troviamo una specie di aria ristoro con una tettoia in legno e panchine. Non siamo gli unici ad essere fermi lì, con noi ci sono anche 2 ragazzi italiani ed una signora olandese. Poco prima di rimettersi in cammino arriva anche il ragazzo alto che ha trovato la scarpa di Maurizio. Non ha più acqua e la signora olandese gliene dà un po della sua. Tutti gli altri ripartono ma lui rimane ancora un po. Ci racconta di essere rumeno. ma di vivere in Germania da 30 anni, e di chiamarsi Silvio. Ripartiamo insieme a lui e iniziamo a chiacchierare per cercare di distrarci. Parliamo soprattutto del camino e dei valori che lo muovono, o che comunque dovrebbero muoverlo. Gli dico che è stato carino da parte sua prendere la scarpa di Maurizio, e mi mostra che in mano, dentro un sacchetto, ne un’altra che ha trovato oggi.
Nonostante la piacevole chiacchierata, mi rendo conto di non vedere nulla davanti a me, ed inizio davvero ad essere insofferente! Sono stanca, sporca e ho solo voglia di una doccia. Lo dico a Silvio, gli spiego che la doccia è uno dei momenti più belli della giornata, e lui mi fa nonostante come sia magico anche questo. Come il fare la doccia in spazi, a volta, angusti, condivisi con sconosciuti, possa essere in cammino un momento così bello!!
Mentre entrambi sognano questo bel momento, in lontananza appare un campanile: è il cimitero del paese! Acceleriamo e finalmente lo vediamo. Sembra davvero un miraggio, tutti intorno il nulla assoluto!!
L’albergue che scegliamo è quello con la piscina, e subito dopo esserci lavati ci buttiamo subito. In piscina, oltre me e Maurizio ci raggiungono anche Silvio e Bernie, una signora irlandese simpaticissima! Ed indovinate un po? Bernie ha perso una scarpa che sembra essere quella che Silvio ha trovato!!
Bernie e Silvio sono davvero molto carini, ed in pratica diventiamo un “gruppo” senza neanche accorgercene! Silvio addirittura si presta ad aiutarci nel momento cuci vesciche, per poter curare anche la sua. Eh già, sulla punta del mio mignolo sinistro, o meglio del mio mellino (cond direbbe mia madre) è nata la seconda vescica, ed ho paura che non sarà l’ultima!!
Dopo averci “operato a vicenda”, cerchiamo un posto dove poter mangiare e poi crolliamo a letto, anche perché se vogliamo arrivare a Leon presto, e lavare anche gli zaini, domani ci aspettano altri 31 km. Che dire?! Chi si ferma è perduto!
16 giorno
Calzadilla – Bercianos del Real camino
Oggi per la prima volta mi riesce davvero difficile uscire fuori dal sacco a pelo. Sarà che ho dormito bene e che sono ancora stanca da ieri, ma davvero fatico. Eppure mi alzo, mi alzo pensando che appena tornata a casa voglio dormire per 12 ore! Prima di partire facciamo colazione e poi ci mettiamo in cammino, come sempre al buio. Camminiamo, camminiamo e all’improvviso vediamo una stella cadente. Poi subito dopo un’altra e un’altra ancora. Esprimo 3 desideri, anche se me ne basterebbe uno solo, ma visto che si può penso anche a me.
La prima vera sosta la facciamo a Moratinos. Ci mettiamo in un tavolo all’ombra, ma fa davvero freddo. Poi ci giriamo e vediamo Silvio in un tavolo al sole che ci chiama per sederci li, e noi accettiamo. Dopo poco arriva anche Bernie, ed in due minuti ci siamo fatti un selfie e ci siamo scambiati i numeri per inviarci le foto che abbiamo fatto e che faremo. Ripartiamo tutti insieme, ma dopo un po ci riperdiamo di nuovo. Io rimango con Maurizio ed insieme passiamo davanti alla pietra che segna metà cammino. Ci ritroviamo tutti e 4 a Sahagun, seduti ad un bar. Mangiamo quello che abbiamo tra le nostre provviste e poi ripartiamo alla volta di Bercianos de Real Camino. Io però devo prelevare e Bernie si offre di accompagnarmi, visto che sa dove si trova la banca. Così facendo perdiamo Maurizio e Silvio. Dopo la banca dico a Bernie che un amico australiano mi ha detto che a Sahagun consegnano la Compostela di metà cammino. Lei è entusiasta, così decidiamo di andarci. Con 3€ visitiamo il museo del Santuario de La peregrina e ritiriamo la Compostela. Tutte felici riprendiamo la via per Bercianos, e al primo bivio recuperiamo anche Maurizio e Silvio. Facciamo anche la conoscenza di So Young (non so se si scrive così), una pellegrina coreana che sembra un manga! Poi ci incamminiamo in fila Indiana verso la nostra destinazione di oggi. A metà strada, più o meno, ci fermiamo per riposare, e Silvio mi scatta una foto dove sono stanca, sporca e sudata, eppure non mi sono mai vista così bella! Ripartiamo, ormai un po stanchi e desiderosi di arrivare!
Sono le 3 passate quando arriviamo all’albergue parrocchiale di Bercianos. Ci accoglie un signore spagnolo che ci offre dell’acqua e ci spiega quali sono gli orari della cena e di tutto il resto. Mi dice anche che tra gli hospitaleri c’è una ragazza italiana che al momento sta riposando. Il posto è davvero carino, ma d’altronde ce lo ha suggerito Lista Diana, per cui non potrebbe essere altrimenti. Facciamo la doccia, laviamo i vestiti e poi, mentre Maurizio fa gli impacchi di ghiaccio dotto i piedi, io vado al “supermercato” (che di super non ha niente) a comprare qualcosina. Dovreste vedermi, entro pensando a qualcosa di salutare e sostanzioso per il cammino, ed esco con biscotti e una banana tutte le volte!
Al rientro faccio prima la conoscenza di Maurizia (lo so, è un mondo semplice) l’ospitalera italiana, da cui mi faccio spiegare come si diventa ospitaleri, poi vado a mangiare qualcosa con Maurizio. Oggi non abbiamo pranzato e sono affamata. Finiamo in un baretto vicino l’albergue a mangiare tortillia e bere cerveza alle 5 del pomeriggio. Intorno a noi ci sono i vecchietti del paese che giocano a carte. Qui sembra scorrere tutto lentamente.
Quando rientriamo racconto a Maurizia delle cimici e lei allora mi consiglia di mettere lo zaino in un sacco nero al sole. Detto fatto! In men che non si dica lo svuoto e glielo consegno. Lei lo spruzza tutto con il loro super anti cimici e poi lo mette al sole, ed io senza zaino mi sento persa!! A parte che sul mio letto ho tutte le mie cose sparpagliate. Per fare tutto questo non arrivò in tempo alla preparazione per la cena. Entro in cucina e chiedo se hanno bisogno di aiuto, e gli ospitaleri mi rispondono “si, per mangiare”. Così ci ritroviamo a cena, siamo in 14 più gli ospitaleri. Al nostro tavolo oltre me e Maurizio, abbiamo Bernie, Silvio, Lorenzo un ragazzo italiano, June una ragazza cinese che vive a Parigi, Maria che è slovacca e Raul, che a dispetto del nome è tedesco. Prima di mangiare facciamo una preghiera in spagnolo a suon di rap, è già questo ci mette di buon umore. Ma la compagnia è così piacevole che davvero sembra passare in un momento. A fine cena laviamo i piatti e poi tutti in cappella. C’è un momento di preghiera e poi a turno ci passiamo una candela tra le mani raccontando qualcosa del nostro cammino agli altri. C’è chi non parla l’inglese e magari ci parla nella sua lingua, e anche se non è la nostra la capiamo. È assurdo ma è così!
Poi gli ospitaleri ci mostrano il simbolo che portano al collo: è un uomo a braccia aperte, che ha lo scopo di abbracciare i pellegrini. Ed è quello che chiedono anche a noi, semplicemente di abbracciarci!
Ed è bellissimo perché ci si abbraccia come vecchi amici che non si vedono da tempo, tra sorrisi e commozione. Poi gran finale, tutti a vedere il tramonto. Mi ritrovo su questa panchina di legno a guardare il tramonto con in sottofondo un alleluia suonato con la chitarra da una ragazza, e penso a voi! E penso che forse dovrei un po’ lasciarvi andare, non nel senso di dimenticarvi perché sarebbe impossibile. Lasciarvi riposare in pace, lasciarvi liberi di vivere la vostra pace e non il nostro dolore. E nel preciso istante in cui lo penso, uno stormo di uccellini passa sopra di noi e vola verso il tramonto. Ed io mi stringo nella mia felpa e mi lascio scendere qualche lacrimuccia. Arriverà il momento, ma stasera no, stasera siete qui a guardare il tramonto con me!