17 giorno
Bercianos de Real Cammino – Mansilla de las mulas
Nonostante a Bercianos si stia benissimo, non ho dormito molto. Un po’ perché avevo mille pensieri che mi giravano in testa, un po’ perché ieri sera ho bloccato il telefono non ricordando il codice di sblocco!! Per fortuna alle 2 del mattino ho avuto un’illuminazione!
Ad ogni modo ci alziamo e andiamo a fare colazione tutti insieme. Il momento delle scarpe è terribile: fatico davvero a camminare per colpa della vescica che mi è spuntata al lato del tallone e per quella al mellino. Però cerco di stringere i denti e parto. La prima sosta è dopo 9 km ed in pratica, al bar, ricostituiamo quasi la tavolata della sera prima. Poi ci sparpagliamo. Io sono lentissima, la vescica nel mignolino mi sta facendo avere le visioni mistiche. Credo di aver intravisto anche Santiago che se la ride. Così alla sosta successiva entrano in scena le Nike. Non è che mi cambino la vita, ma riesco a camminare un po meglio. Ovviamente non hanno la stessa tenuta delle Salomon, così all’improvviso, inizia a farmi un po’ male la caviglia destra! Penso che magari è momentaneo e tirò dritto fino a Mansilla.
Arrivo nell’albergue municipale con il desiderio folle di buttarmi nel letto e dormire. Mi sento davvero stanca. E Invece, dopo essermi fatta la doccia e lavato i vestiti, prendo tutta felice il mio sacco a pelo e faccio una triste scoperta! Rispetto ad ieri ci sono delle chiare macchie nere che ormai so riconoscere come cacca di cimice. Afflitta lo porto a Laura, l’ospitalera, lei lo guarda ed effettivamente mi conferma che è cacca di cimice, ma dice di non preoccuparsi. Lo laverà e asciugherà lei! Poi le faccio vedere le punture che ho sul corpo ed esclude che siano cimici.
Sta di fatto che senza sacco a pelo non posso dormire. Passo parte del pomeriggio in cortile: un po’ scrivo, un po’ faccio compagnia a Silvio mentre mangia. Finché all’improvviso Bernie torna avvisandoci di aver trovato una pasticceria aperta! È come dire ad un bambino che hai trovato la casa di Babbo Natale. Io mi ci fiondo insieme a Maria, e compro una specie di mattonella al cioccolato, che servirà a non farmi pensare al sacco a pelo!
Poi, prima che l’unico supermercato chiuda, vado a fare la spesa per la cena che io e Maurizio ci siamo offerti di preparare. Quando torno dal supermercato però mi aspetta il momento vescica sul mignolino con Laura (che fa anche le medicazioni). Sua madre cerca di sdrammatizzare prendendo in mano una grande sega e dicendo “chi dobbiamo amputare?”.
Alla fine il responso più duro è per Maurizio: ha delle ferite ai piedi profonde e Laura gli consiglia di non camminare l’indomani. Sua madre lavora a Leon, per cui può portarlo lei in macchina. Bernie le dice “si però riportatecelo”!!
La cena è un successo, facciamo degli spaghetti con sugo, zucchine, olive e tonno (che aggiungiamo alla fine dopo aver tolto la pasta dei vegetariani). Per la prima volta a cena, io e Maurizio siamo gli unici italiani. Come a Bercianos siamo con Silvio, Bernie, June, Raul, Maria e Simon, un ex studente di Bratislava di Maria, che lei ha incontrato per caso. Hanno tutti delle domande sulla cucina italiana ed io e Maurizio ci sentiamo come i giudici di Masterchef!!
Finita la cena gli altri si offrono di lavare i piatti mentre io vado a recuperare il mio sacco a pelo da Laura. Ci salutiamo abbracciandoci forte, come ormai ho imparato a fare. Mi piace pensare che sia come lasciare dentro agli altri un pezzetto di me e prendere un pezzetto di loro.
Adesso ho un sacco a pelo pulito, mi sdraio nel mio letto a castello e mi guardò intorno come se fossi su una torretta di guardia, e non vedo sconosciuti. Mi sembra di essere in “vacanza” con gli amici, ed è un sensazione bellissima!!
18 giorno
Mansilla – Leon
Oggi credo sia stata la giornata più difficile in assoluto di questo cammino. Credo davvero di essere stata messa alla prova da qualcuno.
Ora vi spiego. Per arrivare a Leon sono solo 18 km (“solo”, capite come cambiano le prospettive??) per cui in realtà si preannuncia una tappa molto facile. Parto comunque presto insieme a Bernie. Sono circa le 6 ed ovviamente è tutto buio.
Anche stamattina mettermi le scarpe è stato una specie di incubo. Alla fine decido di mettere le Nike, perché stringono meno. Ma non dura molto. Mi rendo davvero conto che la caviglia fa troppo gioco e che mi fa male, per cui a meno di 5 km da Leon, con immenso dolore, rimetto le Salomon. Non so come ma arrivo alla lavanderia dove Maurizio mi sta aspettando. Prima ancora di svuotare lo zaino cerco di togliere le 3 conchiglie che ormai da più di 2 settimane mi fanno compagnia, ma le due piccoline si sono imbrigliate, e non riesco a toglierle. Mi prende male e dico a Maurizio che quasi quasi non lo lavo più. Ma stiamo lì, so che puzza, che ci sono state le cimici, per cui alla fine cedo e mi faccio aiutare da Bernie con le conchiglie. Mettiamo tutto a lavare e siamo davvero soddisfatti. Mentre aspettiamo che la lavatrice finisca andiamo anche al bar, con tutte le nostre cose dentro un sacco nero e una bustona. Sembriamo davvero degli zingari! Poi la tragedia: mettiamo tutto nell’asciugatrice alla temperatura massima (fosse mai che sopravvive una cimice). Il proprietario della lavanderia vede il mio sacco a pelo dentro e mi dice che secondo lui la temperatura é troppo alta. Ma io dico di averlo già asciugato con la massima temperatura. Ed è vero, peccato che per gli zaini sia diverso! Quando li tiriamo fuori ci rendiamo subito conto del danno! Le cinghie si sono fuse e i nostri amati zaini sono da buttare!
Io mi conosco bene, so che se mi faccio prendere dallo sconforto è la fine. Così cerco di reagire e di spronare Maurizio, gli dico “Dai Mauri il problema é risolvibile. Adesso andiamo e compriamo uno zaino”. Dentro di me è tutto un miscuglio di panico, paura, ansia, rabbia e tristezza. Il tizio della lavanderia si dimostra davvero dispiaciuto per noi, nonostante gli abbiamo anche rovinato una macchina. Ci indica il centro commerciale più vicino e noi ci andiamo subito. Per strada siamo ancora un po’ increduli ma non ci fermiamo a riflettere più di tanto.
Arriviamo nel centro commerciale e spieghiamo al commesso del reparto trekking di cosa abbiamo bisogno. Non c’è molta scelta, e alla fine scegliamo l’opzione qualità – prezzo più vantaggiosa. Compriamo 2 zaini uguali ma di dimensioni diverse, di un verde militare che proprio non mi piace. Dopo aver pagato chiediamo al commesso se possiamo mettere tutte le nostre cose dentro lo zaino nuovo e facciamo il cambio. Nel mentre ci si avvicina anche il referente del negozio, probabilmente pensando che stessimo cercando di rubare lo zaino. Per fortuna il commesso carino gli spiega tutto. Prima di consegnarli il mio vecchio zaino cerco di tirare fuori almeno il laccetto superiore, pensando possa servirmi, ma non ci riesco. Il commesso però capisce cosa voglio fare, allora lo va a riprendere lo taglia e poi riesce a rimetterlo nel nuovo zaino. È niente, ma per me è importante.
Sarà questo, sarà che sto metabolizzando il tutto, ma appena saliamo in ascensore per andare in ostello mi viene troppo da piangere. Cerco davvero di trattenermi perché vedo le facce degli sconosciuti guardarmi con curiosità, ma non ce la faccio. Maurizio mi abbraccia si prende il mio dolore insieme al suo.
Arriviamo al Monastero delle Benedettine a Leon provati. Mentre facciamo la fila per registrarci arriva Silvio. Gli racconto cosa è successo e nel farlo mi torna il magone. Anche lui mi abbraccia e mi dice che non si piange per uno zaino, e so che ha ragione. Odio essere legata a qualcosa di materiale come può essere uno zaino, ma qui in cammino quello zaino era casa mia. Sono come una lumaca senza un guscio. Devo abituarmi a quello nuovo, e non è immediato.
Per non farmi prendere dallo sconforto decido di uscire subito, tanto più che non ho nemmeno sudato oggi, per cui la doccia posso farla dopo. Tra l’altro, il mio unico reggiseno “civile” è andato perso con lo zaino, per cui evo assolutamente ricomprarne un altro. Usciamo quindi per pranzare con Bernie e June. Maurizio fatica a camminare, nonostante lo stop, per cui andiamo piano. Silvio ad un certo punto entra in un negozio e ne esce con un braccialetto verde molto carino. Mi chiede subito se mi piace ed io gli dico si, e magicamente dall’altra mano spunta un sacchettino. Dentro c’è lo stesso identico braccialetto, ma di colore viola. Io rimango sorpresa ma felice allo stesso tempo, e gli butto le braccia al collo per ringraziarlo. Ed è bello abbracciare Silvio ed il suo 1.93 di altezza!
Camminiamo ancora un po’, ma alla fine troviamo Bernie e June. Pranziamo tutti insieme, ed insieme a loro io e Maurizio dimentichiamo un po’ la tragedia zaino!
Dopo pranzo mi trasformo, passo da pellegrina a turista. In pratica trascorso tutto il pomeriggio con Silvio in giro per Leon. Visitiamo la cattedrale, Casa Botines di Gaudí, andiamo da Intimissimi a comprare il mio reggiseno, e cerchiamo di scovare tutti gli angoletti nascosti della città. Ad un certo punto entro in farmacia e davanti a me ho un signore che sta comprando una ginocchiera e d’istinto gli dico che è un buon acquisto perché con me ha funzionato. Lui inizia subito a parlarmi, mi chiede da dove vengo e come mi chiamo, e infine mi chiede di farci una foto insieme. È un tipo strano ma mi ha regalato un altro sorriso, in una giornata iniziata malissimo. Uscita dalla farmacia ritorno in ostello per dare delle medicine a Maurizio, che sta ancora male con i piedi. Per fortuna ha trovato una ragazza tedesca che studia medicina e che lo sta medicando. Ha assolutamente bisogno di riposo per cui abbiamo deciso che domani prenderà l’autobus fino ad Astorga, dove io lo raggiungerò dopo 2 giorni.
Prima di cena faccio un ultimo giro con Silvio per comperare gli auricolari, visto che mi si sono rotti. Ci ricordiamo di aver visto Tiger e ci torniamo. Li vedo anche la torcia frontale che costa solo 3€ e decido di comprarla, anche se Maurizio mi ha già detto che può prestarmi la sua. Ritorniamo in ostello e troviamo un ragazzo coreano, che erano con noi a Bercianos, pronto a partire. Dice che camminerà di notte perché ha tempi stretti e deve raggiungere la sua ragazza in Portogallo. Gli chiediamo dove dormirà e ci dice che ha la tenda e che gli manca solo la torcia, ma userà quella del cellulare. Io mi illumino subito, prendo la torcia che ho appena comprato e gliela do. Lui mi guarda sorpreso e mi dice “ma io arrivo prima di te a Santiago, non posso restituirtela”. Io gli dico che non mi interessa. L’ho comprata perché costava poco, ma in realtà non mi serve. In realtà è come se l’avessi comprata per lui, e la sua reazione è bellissima. Continua a girarla tra le mani scuotendo la testa, poi si alza e mi abbraccia forte. Mi scatta una foto e si prende anche il mio numero. Ed io mi sento felice, la questione zaino è stata ampiamente ripagata da questa giornata, in cui alla fine, l’unica vera tristezza è rappresentata dal saluto che dobbiamo dare a Bernie che oggi finisce il suo cammino.
Cosa ho imparato oggi? Che legarsi alle cose materiali non è bello, ma soprattutto che una giornata storta si può sempre raddrizzare!!