Il Cammino di Santiago è iniziato! Lo sanno i nostri piedi e le nostre gambe, che oggi ci hanno accompagnati per i primi 31 km. Lo saprà sicuramente anche il “Signor Compeed”, al quale ho mandato ringraziamenti silenziosi, augurandogli ogni bene.
Ma partiamo con ordine. Iniziamo a camminare alle 6:30 circa, seguendo le frecce gialle accanto alla cattedrale di Leon. La segnaletica è ottima ed aiuta a trovare facilmente il cammino da seguire. L’uscita da Leon sembra infinita; attraversiamo, infatti, tutta le periferia cittadina passando davanti a numerosi bar tutti chiusi. Alle 7:15, tuttavia, il miracolo: troviamo un bar aperto, e la voglia di caffeina è così forte, che eleggo subito il proprietario di questo baretto “eroe del giorno”.
Dopo una degna colazione ripartiamo subito accorgendoci di essere ad un buon punto sulla tabella di marcia. Così ci fermiamo in ogni paese incontrato. A La Virgin del Camino entriamo in un bar con l’idea di bere un succo di frutta; finiamo con il bere, alle 8 del mattino, la loro “Limonata naturale”, che sapeva molto di sangria 🙂
A seguire troviamo Oncina de la Valdoncina. Non so perché ma è un nome che mi fa troppo ridere. In realtà non avevamo intenzione di sostare, ma abbiamo visto delle indicazioni per un punto di ristoro dove era anche possibile acquistare la conchiglia. Così ci siamo andati. Il posto era gestito da un signore molto gentile e simpatico. Con una donazione potevi prendere anche dei viveri. Noi ad esempio abbiamo preso due tavolette di cioccolata e una banana. In più, vista la temperatura, ci siamo accomodati per riscaldarci all’interno di un’area che lui aveva dedicato al riposo. Eh già, avevo dimenticato di dirvi che si gela!! Stamattina la temperatura segnava -1!! Ma come dice mio fratello “Tanto dolore, tanto onore”
Passato il donativo facciamo circa 7 km di sterrato prima di arrivare al paese successivo, ovvero Chozas de Abajo. Arriviamo qui un po’ stanchi, ma ci basta fare una pausa al bar e un check ai piedi per riprenderci e affrontare i 5 km che ci separano da quella che doveva essere la meta di oggi, ovvero Villar de Mazarife, dove abbiamo il tempo di emozionarci guardando le cicogne (uno spettacolo davvero stupendo, ma per favore non fate come mia madre. Non chiedetemi se c’erano anche i bambini 🙂 ) e di mangiare un panino. Come vi ho già detto Villar de Mazarife doveva essere la nostra destinazione di oggi. Doveva perché alla fine io e Bruno, forti di una condizione fisica che sembrava buona, abbiamo deciso di proseguire per altri 10 km e arrivare a Villavante, un paesino molto piccolo e con 2 soli albergue da pochi posti. Motivo per cui ci abbiamo dato dentro alla grande per non rischiare di rimanere fuori e dover poi fare altri 5 km.
Ad un certo punto, mentre ormai camminiamo per inerzia e abbiamo i piedi in fiamme, vediamo accanto alla strada i canali di un antico acquedotto. Il tempo di pensarlo eravamo già con i piedi a mollo. L’acqua ghiacciata ci da la forza per percorrere gli ultimi 3 km per arrivare a destinazione. Per fortuna in albergue c’è posto e abbiamo anche la possibilità di cenare. L’albergue tra l’altro è davvero carino e molto pulito. Ne approfittiamo subito per fare una doccia e lavare il nostro bucato. Unico inconveniente è l’orario della cena: dalle 18 alle 19:30.
Cerchiamo di temporeggiare, ma alla fine alle 18:30 ci mettiamo a tavola. Finito di cenare vediamo ancora il sole alto in cielo, così decidiamo di sederci fuori a prendere un po di sole. È’ così che facciamo amicizia con Benjamin un ragazzo tedesco molto simpatico che sta percorrendo il cammino con suo padre. Chiacchieriamo per più di un’ora parlando di religione, politica e viaggi, finché non decidiamo di metterci a letto. Non prima però di aver spalmato un po’ di crema all’arnica sulle spalle, per cercare di alleviare il dolore causato dallo zaino.
Ora sono a letto, e sento chiacchierare Andrea, un ragazzo di Bologna che ho conosciuto oggi, dopo il nostro arrivo. Abbiamo scambiato giusto due parole, perché lui era appena arrivato, ma mi ha colpito quello che mi ha detto “preparati, perché su questa strada succedono cose magiche”. Io non so cosa sia magico per Andrea, ma per me ritrovarmi sotto questo tetto con travi di legno a vista, a dormire insieme a tutte queste persone, provenienti da ogni parte del mondo, ha già qualcosa di magico!