Undicesimo giorno
Belorado – Ages
Poiché l’albergue di Belorado per noi è un resort decidiamo di farci anche colazione. Alle 6:15 precise siamo lì pronte. Ovviamente lasciamo Melissa ancora a mangiare mentre noi ci avviamo.
Non so se è il caffè o cosa, ma io e Betta già al primo paese siamo alla ricerca di un bagno. Ovviamente i bar sono tutti chiusi, per cui alla fine bussiamo al parrocchiale di Tosantos e riusciamo anche a fare la pipì! Ripartiamo con Melissa e Benny davanti a noi, e ci ricongiungiamo con gli altri prima di San Juan de Ortega, che dista 12 km circa. Io riparto con il solito dolore al ginocchio, e come sempre spero che riscaldandomi il dolore passi. Per fortuna anche stavolta è così. I primi 6 km li faccio chiacchierando con Melissa, ormai abbiamo un argomento fisso, e non sono le cimici! A metà strada più o meno, incontriamo un donativo. Io ho paura che il dolore al ginocchio possa tornare, per cui mi fermo il tempo necessario per prendere una merendina e per vedere Betta che corre e gioca insieme ad un cagnone. Riprendo a camminare da sola e ad un certo punto attraverso un lungo rettilineo pieno di farfalle. Mi passano davanti ad ogni passo, e sembra davvero di essere dentro una favola. All’inizio penso sia un caso, ma invece sembrano non finire mai. E allora lascio un altro sacchetto di tristezza, perché ormai in certi momenti è automatico pensarvi. È quando vedo la meraviglia che mi assale la tristezza al pensiero che voi non possiate vedere tutto ciò. Ma poi ci penso bene e so per certo che siete in un posto molto più bello, con farfalle molto più colorate. Deve essere così!

Quindi tra una lacrimuccia e l’altra arrivo a San Juan de Ortega. Visito la chiesa e poi aspetto gli altri per un panino al volo, prima degli ultimi 4 km che ci separano da Ages, meta di oggi.

Arriviamo ad Ages e ci dirigiamo all’albergue che ci sembra migliore. Purtroppo non hanno più camere li, ma possono darci 2 camere al donativo che sta lì vicino. Un po dubbiosi accettiamo e seguiamo la signora. Non appena rimaniamo sole, come da rito, iniziamo a spruzzare l’anticimice acquistato a Najera. Mentre lo facciamo ci accorgiamo di alcune macchioline di sangue sulle lenzuola, per cui prendiamo tutte le nostre cose e scappiamo al municipale. Dopo esserci sistemate ovviamente torniamo dalla signora e le spieghiamo l’accaduto, prenotando da lei la cena. Il pomeriggio scorre così, tra felpa di pile (per la prima volta fa davvero freddo), due secchielli da 7 birre ciascuno, patatine, gossip e risate.

Alle 20 andiamo a cena e mangiamo benissimo! Rientriamo in albergue e nel bar sotto troviamo il mondo (cioè tutta Ages credo, tipo 30 persone). Noi però decidiamo di andare a dormire. Ma io non ho proprio sonno, ed inizio a messaggiare con Melissa che sta nel letto accanto al mio, ma in alto. Stiamo già ridendo ma contenendoci, quando il mio vicino di letto, il gigante (così detto perché alto 2 metri e passa), pensa bene di mettersi in slippino e di farci anche una passerella. Non so come, ma ci prende una ridarella così forte che non riusciamo a trattenerci. Alla fine mi tocca pure mettere su la musica, perché stasera nemmeno i tappi riescono a salvarmi dai roncaderos!

Dodicesimo giorno
Ages – Burgos
I km da fare oggi non sono tantissimi, ma noi vorremmo arrivare a Burgos il prima possibile, per cui partiamo per le sei. Facciamo colazione da un “simpatico” signore che dà quasi di matto quando gli diciamo che vogliamo conti separati. Per evitargli una crisi isterica facciamo un conto unico e andiamo. L’aria è gelida, in pratica tolgo la giacca a vento solo a Burgos.

Iniziamo a camminare chiacchierando delle cose più improbabili, finché non inizia la salita che ci porta alla sierra di Atapuerca, un promontorio dove è posizionata una grande croce, e dal quale si può ammirare l’alto piano di Burgos. Qui mi distacco dal resto del gruppo. Rimango indietro per lasciare una pietra sotto la croce per il padre di un’amica che non sta bene. Recito un piccolo preghiera e poi vado. Arrivata nel punto in cui si vede l’altopiano rimango meravigliata! Le nuvole sembrano correre verso Burgos, come se volessero anticiparci. I colori dell’alba misti alle nuvole creano un’atmosfera magica. Rimango lì per un po’. Faccio foto, video, ma mi arrendo al fatto che questo momento è solo mio. L’aria fredda che mi sfiora il viso, i dolori ai piedi e alle gambe, le mani strette sui bastoncini. Ogni sensazione rende questo momento unico!

Riprendo il cammino, ma oggi ho l’animo un po’ malinconico. Sarà perché è San Lorenzo, ed io questo giorno l’ho immaginato in un altro modo, sarà perché è l’ultimo giorno con le ragazze, ma dentro mi sento un po triste! Tra inseguimenti più o meno seri e soste varie, arriviamo a Brugos attraversando un immenso è bellissimo parco.

La città è bellissima, non sapevo cosa aspettarmi e forse, a maggior ragione per questo, rimango veramente colpita. Davanti alla cattedrale ci sediamo in un bar e festeggiamo il nostro arrivo con una birretta. Poi iniziamo a cercare un posto dove stare. Al municipale pare ci siano le cimici, così nel dubbio andiamo altrove. C’è un ostello in centro che ha solo 16 posti, così lascio lo zaino e vado a vedere se ci stiamo tutti e 6. Quando arrivo l’ospitalero mi dice di aspettare un attimo. Mentre sto lì ad attenderlo, un ragazzo turco mi porge una sedia e mi dice che ne avrò bisogno, perché all’ospitalero piace parlare. Eh infatti parte subito con una manfrina sulla lingua italiana che non ha fine. Per fortuna arrivano anche gli altri così riesco a sganciarmi. Ci laviamo e usciamo subito. Per prima cosa visitiamo la cattedrale che è enorme. Ci mettiamo più di un’ora, e considerate che all’interno ha 2 o 3 cappelle grandi quanto la chiesa del mio paese!! Finita la visita ci dirigiamo verso la stazione dei pullman, dove le ragazze devono comprare i biglietti per il loro viaggio di ritorno. È lì che incontriamo Jabi, Daniel e la sorella. Quest’ultimi infatti stanno per tornare a Saragozza, per cui ci accodiamo a Jabi nel salutarli. Triste perdere un pezzo simile sul cammino, ma va così!

In compenso ci teniamo Jabi che viene con noi a bere una birra. Lungo la strada incontriamo un gruppo di studenti di Torino in cammino da Pamplona a Burgos, accompagnati da un prete e da un genitore. Li avevamo già incontrati varie volte, e tra l’altro loro adorano Jabi, per cui alla fine finiscono con noi a bere una mezza birra (per loro che sono minorenni)!

Per cena ci facciamo consigliare da Jabi che ha una cugina a Burgos, e ceniamo in Plaza Mayor, mangiando un panino particolare, fatto di pollo e cavolo rosso dolce. Gli altri non ne sono entusiasti, ma a me piace molto. Poi tutti a letto, perché la sveglia è fissata alle 5. Le ragazze hanno un bus da prendere, io e Maurizio ben 32 km da fare!!
Sarà strano camminare senza di loro, ma questa tristezza alla fine è solo il risultato di quanto siamo state bene insieme ed è bello così. Il cammino è anche questi, saper lasciare andare, ed è un po quello che sto cercando di imparare!