Nonostante le ore piccole della sera prima, alle 6:10 riesco ad essere fuori la porta di casa. Prima di prendere la via del cammino vado al panificio lì vicino e mi compro una specie di saccottino al limone. Ho voglia di mangiare un cornetto al pistacchio ma non sembro essere fortunata. All’uscita del paese incontro due signori. Cercano in tutti i modi di convincermi a salire sulla macchina per darmi un passaggio. Sono gentilissimi, ma io desisto e continuo a camminare.

Poco dopo Montemaggiore faccio un incontro molto particolare. Mentre cammino mi si affianca una macchina con un signore. “Italiana?” mi chiede. Io gli rispondo di sì. Allora lui ferma la macchina e si presenta: “Buongiorno, sono zio Pino il contadino”, e subito dopo inizia a raccontarmi la sua vita tutta in rima baciata. Io che avevo già sentito parlare di lui la sera prima, gli sorrido e gli dico il mio nome. Mi chiede dov’è il mio fidanzato, gli dico che non ce l’ho, e mi dice “ah non è possibile”. Io non ribatto e lascio cadere l’argomento. Allora mi fa i complimenti per il coraggio e mi chiede se mia madre è preoccupata per me che cammino da sola. Gli dico di sì, che effettivamente discutiamo su questa cosa. Allora mi dice “Chiamala che ci parlo io e la tranquillizzo”. Io non me lo faccio ripetere, prendo il telefono e chiamo a casa. Risponde mio padre, a cui dico: “Papà ho incontrato zio Pino il contadino, che è anche un poeta, e vuole parlare con la mamma. Me la puoi passare?”. Mio padre, abituato a 37 anni di stranezze, non chiede ulteriori spiegazioni e mi passa mia madre. Qui inizia una situazione surreale. Lui inizia a parlare in rima baciata con mia madre che, non solo ride di gusto, ma ad un certo punto la sento che inizia a raccontargli dei suoi brindisi in rima baciata. Io inizio a pensare che non arriverò mai a Sclafani, ma per fortuna mia madre ad un certo punto ci da un taglio. Lui riattacca con gli occhi che brillano dalla felicità. Mi dice: “Hai sentito come rideva tua madre? A me piace regalare sorrisi”. Poi mi regala il suo libro di poesie, con tanto di dedica, e alla fine mi abbraccia augurandomi ogni bene. Mentre sto per andare via mi richiama e mi dice: “Enzù chi ci sta accanto ci deve volere tanto tanto, altrimenti non è peccato. Mettilo di lato”. Io non so che rispondergli, ha toccato un nervo scoperto e rimango senza parole. Allora lui aggiunge: “Dammi retta Enzù, che la vita è bella”. E ha ragione lui, la vita è davvero bella!

Riprendo a camminare leggera e felice. Metto un po’ di musica ed entro nel bosco di Granza e Favara. Mi sento bene, sia fisicamente che mentalmente per cui cammino abbastanza spedita. Ad un certo punto faccio una curva e mi appare Sclafani. Sembra una cartolina. Non riesco a smettere di guardarla. Allora decido che non c’è posto migliore per una pausa. Mi fermo, mi siedo sulla strada e mangio il mio saccottino al limone, mentre continuo a guardare davanti a me. Scatto un paio di foto, ma non credo che possa rendere l’idea. Mi sento davvero emozionata.

Ho voglia però di arrivare alla pozza e da Giusy, per cui dopo un po’ mi rimetto in cammino. Tra un pensiero e l’altro arrivo al fiume. Vedo la salita aspettarmi e decido di fare una pausa prima di iniziare a salire. Mi sdraio a terra utilizzando lo zaino come cuscino, come ormai faccio sempre, e scrivo a Giusy per avvisarla che sto per iniziare la salita. Parto mentalmente carica, e tiro talmente dritto che mi perdo la deviazione per la pozza. Quando me ne accorgo scrivo a Giusy che è incredula. Lei è già lì che mi aspetta con le birre, per cui, mentre mi do della deficiente, inizio a tornare indietro. Finalmente conosco Giusy, anche con lei mi trovo bene da subito. Ci immergiamo nella pozza con le nostre birre e iniziamo a raccontarci un sacco di cose su di noi. Quando la pelle mi sta per cadere capisco che è arrivata l’ora di uscire dalla pozza. Ci asciughiamo e poi andiamo insieme verso Sclafani. Ormai il mio lato talebano è stato sconfitto. Anche perché dopo un’ora di pozza e una birra, non potrei farcela a finire la salita.

Sclafani è bella, così come sembra da lontano. Ed è ancora più bella perché la vedo con gli occhi ed i racconti di Giusy. Giriamo tutta Sclafani, e tutti i punti panoramici possibili. E la vista è sempre bellissima, da qualsiasi angolo le si guardi, le Madonie lasciano senza fiato. Poi concludiamo il nostro tour con una birra davanti alla chiesa di San Filippo, insieme a Calogero, Ilenia e Basilio, degli amici di Giusy molto simpatici. Per cena poi, ho il privilegio di cenare con Giusy ed i suoi genitori. Mi sento a casa, ed è una sensazione bellissima. Salutarli mi dispiace davveto tanto, ma so che ci rivedremo e cerco di non rattristarmi. Prima o poi tornerò a Sclafani, e so che sarà come non essere mai ripartita. Non può essere altrimenti ❤️